(...) colorati e anche un po inquietanti, con quella faccia da arbitro-fischia-a-Cassano che ti sbatte sotto il naso il diktat: «Io chiedo meno tasse», punto. Ma non ditelo alla gente, per favore! Andate a dirlo, anzi a urlarlo alla Regione, che da quando cè il tandem Burlando-Pittaluga ha spremuto le tasche dei liguri in misura esponenziale per poter dire adesso che riduce il carico, ma col contagocce! La stessa Regione che fa pure pagare ai contribuenti inconsapevoli le spese per dei manifesti di pura propaganda politica. A parte il fatto che non ci ricordiamo di aver visto una campagna pubblicitaria di questo genere quando nel 2007 lo stesso governo regionale ha aumentato la pressione fiscale per tutti - 288mila liguri più tutti gli altri -, ci sarebbe da riflettere anche sul fatto che il taglio attuale delle gabelle riguarda solo le persone fisiche, e fra queste unassoluta minoranza, e comunque si tratta di un sorso dacqua per una esercito di disidratati dal solito tandem-attenti a quei due, Burlando-Pittaluga.
Dovè finita la par condicio che piace tanto ai progressisti I care-We can, ma solo se permette di zittire lopposizione? Un conto è utilizzare i soldi del partito, un altro conto spendere quelli dei cittadini per fare pura propaganda politica.
Non basta. Altro giro, altro regalo (tanto paghiamo noi): giri locchio, e lo sguardo si posa sui manifesti che esaltano lazione del governo di De Ferrari a favore dei precari. A leggere le quattro righe del testo - meglio non guardare lo sguardo inquisitore - pare che i precari li abbiano messi tutti a posto loro, Burlando & Pittaluga. Sono bastati due ritocchi, uno spruzzo di sinistra, pardon: di politica liberale ma anche sociale, industriale ma anche operaia, conservatrice illuminata ma anche progressista spenta, avanzata ma anche arretrata, veltronianamente parlando, per mettere a posto, letteralmente, i giovani in attesa di prima occupazione e gli anziani espulsi dal lavoro. Non è vero niente, ma i manifesti sono belli, fanno effetto, specialmente in campagna elettorale.
Questa sì che è par condicio, ma anche summa iniuria.
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