Al Jolani scioglie i gruppi armati. I curdi fuori dall'accordo: "Vogliamo una discussione diretta"

Il portavoce dell'Fds ha affermato che le forze curde acconsentiranno a unirsi al nuovo esercito siriano solo con un accordo stretto "lontano dal dominio delle potenze regionali"

Al Jolani scioglie i gruppi armati. I curdi fuori dall'accordo: "Vogliamo una discussione diretta"
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L'accordo raggiunto da Al Jolani e i suoi per una nuova Siria non riguarderà le Forze democratiche siriane (Fds), il gruppo a guida curda sostenuto dagli Washington e che controlla ampi territori nel nord-est della Siria. Non a caso, le foto pubblicate dall'agenzia di stampa statale Sana che immortalano Al Jolani circondato dai capi di varie fazioni armate, vede come convitati di pietra proprio i rappresentanti delle forze guidate dai curdi.

Nessun ruolo per le Fds

L'accordo annunciato dalle autorità siriane ad interim prevede lo scioglimento delle fazioni armate e il loro riassorbimento nel ministero della Difesa. Il portavoce delle Fds, Farhad Shami, ha chiarito questo punto precisando che l'eventuale adesione dei curdi all'esercito siriano deve essere discussa direttamente tra il loro comando e Damasco, "lontano dal dominio delle potenze regionali e dalla loro supervisione sulla decisione siriana".

A suo dire le Fds potrebbero addirittura costituire il nucleo dell'esercito siriano "e un fattore di forza per tutta la Siria", assicurando che il suo gruppo preferisce la strategia del dialogo con Hts per risolvere tutte le questioni in sospeso. Il grosso nodo, tuttavia, resta la Turchia, molto vicina alle nuove autorità, ma che considera le Fds come una branca del Pkk.

Un segnale positivo

Il primo ministro siriano, Mohammed al-Bashir, aveva dichiarato la scorsa settimana che il ministero sarebbe stato ristrutturato utilizzando ex fazioni ribelli e ufficiali disertori dell'esercito di Bashar al-Assad. Il governo ad interim, dovrà affrontare il difficile compito di cercare di evitare scontri tra i numerosi gruppi, superando vecchie acredini e abituando questa nuova moltitudine informe ad agire come un unico corpo. I nuovi governanti siriani hanno nominato Murhaf Abu Qasra, figura di spicco dell'insurrezione che ha rovesciato Assad, ministro della Difesa del governo provvisorio.

Dalla caduta del regime di Assad, questo è forse lo sviluppo più importante che si sia verificato in Siria. Subito dopo la caduta del regime, combattenti dell'opposizione provenienti da tutto il Paese si erano riversati a Damasco, con alcuni di loro che rivendicavano diversi territori della capitale. Il timore più grande è che questi gruppi che avevano combattuto contro il regime nel corso di tredici anni di guerra civile avrebbero potuto fondersi e unirsi. Il fatto che abbiano acconsentito a un pactum subjectionis sotto le insegne di una nuova Siria potrebbe far ben sperare.

Il difficile ricompattamento

In precedenza Al Jolani aveva promesso che tutte le armi presenti nel Paese, comprese quelle detenute dalle forze guidate dai curdi, sarebbero passate sotto il controllo dello Stato. Il sedicente ex jihadista ha cercato di rassicurare i funzionari occidentali che lo hanno visitato sul fatto che Hts non cercherà vendetta contro l'ex regime né reprimerà alcuna minoranza religiosa.

Tuttavia, ricompattare questa galassia di milizie potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi. Questo pomeriggio, gruppi armati sconosciuti hanno preso d'assalto un luogo sacro sciita ad Aleppo, vandalizzando l'area. Tali atti danneggiano l'immagine dei nuovi leader di Damasco, confondendo gli interlocutori stranieri circa i messaggi che stanno inviando al mondo.

Il gruppo islamista Ansar al Tawhid, ad esempio, è accusato del rogo all'albero di Natale in quel di Suqaylabiyah. Anche le milizie druse, come riporta France 24, starebbero opponendo resistenza alla deposizione delle armi nella parte sud-occidentale del Paese.

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