Così le società sono pronte a paralizzare il calcio

Franco Ordine

Al Tar, tutti al Tar. È il grido di battaglia che rimbalza da Roma a Firenze e arriva fino a Milano. Lo spauracchio del professor Guido Rossi e della sua giustizia sportiva sprint si chiama Tar e nessuno, delle società coinvolte nel verdetto di primo grado, sembra voler rinunciare all’opportunità stabilita per legge. Che tra le conseguenze potrebbe avere il blocco dei campionati. Nonostante le minacce, velate e non, dello stesso supercommissario e dei suoi collaboratori (Nicoletti in primis) che di regole calcistiche si riempiono la bocca ma sanno pochissimo. Anzi zero.
Nel caso specifico della Fiorentina, dove si registra uno straordinario gioco di squadra tra i Della Valle, l’allenatore Prandelli e i tifosi, persino l’amministrazione comunale guidata da Leonardo Domenici immagina un proprio ricorso. «Stiamo esaminando la possibilità anche da parte del comune» è la conferma lanciata da Domenici appena uscito da un incontro con lo staff di avvocati e i dirigenti del gruppo Della Valle. «Ricorso al Tar? E perché no? C’è una legge in Italia che lo consente». La risposta di Leandro Cantamessa, legale del Milan concentrato sulla preparazione dei motivi per impugnare la sentenza, non è impegnativa come quella della Fiorentina ma allo stesso esito arriva. Lo spauracchio del Tar (specie dopo che il commissario ha costretto alle dimissioni dalla corte federale il dottor Di Lise) funziona, a giudicare da alcune reazioni scomposte. Al Milan hanno in testa e davanti agli occhi un solo numero: 59. È il totale dei punti di penalizzazione applicata alla squadra rossonera tra il campionato appena concluso e quello che deve cominciare. «Dopo aver letto le motivazioni non ho trovato spiegazioni per una penalizzazione di 59 punti che rappresenta un record storico» sostiene sempre Cantamessa che sul punto della telefonata tra Galliani e Meani, dopo Siena-Milan e prima di Milan-Chievo, coltiva una convinzione assoluta. «Secondo me i giudici della Caf in camera di consiglio non l’hanno neanche ascoltata» sostiene il legale milanese. Fu l’unica richiesta fatta a Ruperto da Adriano Galliani, nell’aula bunker dell’Olimpico. «Ascoltatela, per favore e vi farete una idea». La durata di quella telefonata, 1 minuto e 45 secondi, e il suo contenuto, possono diventare nelle prossime ore il cavallo di battaglia del Milan. Non è escluso che la sua registrazione, già passata su radio Kiss-kiss e ripresa da alcune tv, venga nei prossimi giorni riproposta tipo tormentone da Milanchannel in modo da suscitare un effetto alone. «In quella telefonata Galliani pone due domande al suo interlocutore e poi ascolta le risposte in silenzio: si possono comminare dodici mesi di squalifica per una cosa del genere?» continuano a chiedersi quelli del Milan in queste ore. Di sicuro l’inibizione decisa dalla Caf non impedirà ad Adriano Galliani di continuare a fare il suo mestiere in via Turati.
«Siamo pronti a tutto per difenderci»: tanto per cambiare la dichiarazione di Claudio Lotito, presidente della Lazio, firmata prima di volare in Austria a rendere visita alla squadra in ritiro. Il messaggio è sempre lo stesso: niente ci impedirà di rivolgerci al Tar. E il suo legale di fiducia, l’avvocato Gianmichele Gentile, ha già pronto il plico da spedire alla Corte federale. Fiorentina, Lazio e Milan sono in buona compagnia. Non mancano infatti i terzi interessati, tipo il Bologna di Cazzola il quale continua a patrocinare la sua battaglia personale, «vogliamo essere risarciti», senza entrare nel merito delle sentenze, «riguardano altri soggetti» è il bon ton applicato dal nuovo patron della società che fu di Gazzoni Frascara.

Il Bologna insiste non solo sul versante degli illeciti realizzati in campo ma anche su quello amministrativo (le iscrizioni di Reggina e Messina, ndr). «Da parte nostra - è la promessa di Cazzola - ci sarà la richiesta di risarcimento in sede civile oltre che penale». Come dire: tutti in tribunale. Per l’infelicità di Guido Rossi. Che dovrà farsene una ragione.

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