«Così sorvegliamo le comunicazioni Ma non per i regimi»

«Il nostro sistema di intercettazione in Siria non può venir utilizzato per alcuna forma di repressione, per il semplice fatto che non è attivo, in quanto incompleto. Da due mesi nessuno dei nostri tecnici lavora a Damasco». Parola di Andrea Formenti, amministratore delegato di Area, la società italiana finita sotto tiro mediatico grazie ad un appalto vinto in Siria.
Come avete cominciato a lavorare a Damasco?
«Il primo contatto commerciale risale al 2008, in tempi non sospetti. Si trattava di una gara internazionale per un sistema di intercettazione legale che riguarda non la telefonia, ma la rete dati di cui la posta elettronica è una tipica applicazione. L’appalto si aggira attorno ai 13 milioni di euro, una cifra importante per un’azienda media come la nostra».
Il vostro sistema è in funzione?
«Il sistema non è mai stato attivato e la nostra ultima presenza tecnica sul posto risale a due mesi fa. Una serie di fattori, compreso quello che sta accadendo in Siria, ci ha fatto propendere per la sospensione».
La fuga di notizie su segreti industriali dipende solo da ex dipendenti insoddisfatti o c’è lo zampino di qualche servizio segreto?
«Questa è una domanda da un milione di dollari, a cui non so rispondere. Sicuramente il livello di dettaglio delle informazioni che sono uscite è inusuale».
Gli oppositori siriani hanno manifestato davanti all’azienda: temono che il sistema possa aiutare la repressione...
«La policy dell’azienda è fermamente contraria all’utilizzo delle nostre tecnologie per qualsiasi violazioni dei diritti umani. Nessuna azione repressiva in Siria può essere avvenuta per mezzo del nostro sistema. Senza di noi i siriani non sono in grado di farlo partire».
Il vostro sistema non rientra nell’embargo alla Siria?
«Al momento il progetto non viola alcuna norma, né nazionale, né internazionale».
Avete lavorato con gli apparati di intelligence o polizieschi siriani?
«Non abbiamo mai avuto a che fare con soggetti diversi dal gestore telefonico che ha indetto la gara per il sistema di intercettazione».
Può spiegarmi come funziona?
«Si basa su una funzione di prelievo e duplicazione del segnale dati (es. un messaggio di posta elettronica, nda) che viene inviato al nostro apparato di ricezione ed elaborazione. Poi l’autorità competente studia il contenuto, ma noi non siamo coinvolti in questa fase. Non facciamo spionaggio».
Lavorate anche in Italia con le procure?
«Sì, ma non esercitiamo alcun tipo di attività di ascolto, selezione o accesso ai contenuti intercettati».


Cosa farete con Damasco?
«Non possiamo dire al cliente “abbiamo scherzato”, prima di capire bene i vincoli contrattuali del caso. Ci serve tempo per valutare la situazione, anche se ribadisco che il sistema di intercettazione non è utilizzabile».

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