È costato 10 milioni di dollari avvelenare l’ex spia del Kgb

Scotland Yard: spesa una fortuna per uccidere Litvinenko. I killer godevano di coperture ad alti livelli

da Londra

È costato davvero molto caro uccidere l’ex spia del Kgb Aleksandr Litvinenko con il polonio-210: secondo i primi risultati dell’autopsia, l’ex colonnello dei servizi segreti russi, morto a Londra nella notte del 24 novembre, è stato avvelenato con una dose di materiale radioattivo dieci volte superiore a quella letale, che ha un valore di mercato superiore ai 10 milioni di dollari (circa 7,5 milioni di euro).
Secondo Scotland Yard gli assassini di Litvinenko non solo volevano andare sul sicuro con l’ex agente segreto, «esagerando» deliberatamente sulla quantità di polonio-210, ma intendevano anche lanciare un messaggio intimidatorio ad altri. Chi siano i destinatari dell’inquietante avvertimento non è ancora chiaro. Quello che viceversa appare sempre più sicuro è che il piano dei killer non poteva non godere di una copertura ai più alti livelli. Mentre proseguono le indagini in Gran Bretagna come in Russia, si cerca dunque di capire dove si siano riforniti gli assassini. La tesi più accreditata è quella del mercato nero, dal momento che è impossibile venire regolarmente in possesso di una simile quantità di polonio-210 senza destare sospetti. Come confermato ieri da una fonte investigativa al Times: «Non è immaginabile acquistare così tanto polonio-210 su internet, né rubarlo in un laboratorio, senza che non scatti immediatamente l’allarme. Le uniche ipotesi plausibili sono due: o gli assassini hanno ottenuto il la sostanza radioattiva da un reattore nucleare oppure potevano contare su forti legami con il mercato nero». Tra le poche società al mondo in possesso della licenza di vendita, la United nuclear scientific supplies, con sede nel New Mexico, ha fatto sapere che ogni ordine effettuato dai pochissimi clienti (una manciata di centri di ricerca negli Stati Uniti) viene strettamente controllato. Impensabile che l’acquisto di 15.000 unità (69 dollari il prezzo della singola unità), quante quelle utilizzate nell’omicidio Litvinenko, possa essere stato ignorato. Gli esperti ritengono che anche una minima quantità, pari a 0,1 microgrammi di polonio-210 (l’equivalente - per dimensioni - a un’aspirina divisa in 10 milioni di minuscoli pezzettini), sia letale.
Al di là dei costi, e delle difficoltà di reperimento, gli inquirenti sottolineano un altro aspetto che spiega poco della scelta degli assassini. Il polonio-210 decade rapidamente, il suo effetto non dura oltre 138 giorni. Un problema in più per chi ha fretta di agire. Secondo le ultime indagini, la prima «partita» radioattiva sarebbe arrivata a Londra all’inizio di ottobre. Il resto nelle settimane successive. Resta un mistero perché gli assassini abbiano atteso così a lungo prima di entrare in azione con il rischio sempre più concreto di essere scoperti. Da qui i sospetti di connivenze inconfessabili. Ancora più esplicito Alexander Goldfarb, un amico Litvinenko. «Solo determinati gruppi sponsorizzati dai governi riescono a ottenere un tale quantitativo di polonio-210 senza destare sospetti».
Nel frattempo i nove detective di Scotland Yard stanno per rientrare da Mosca senza significative novità. Pur nel riserbo imposto dagli equilibri diplomatici, emerge con evidenza il sostanziale boicottaggio da parte delle autorità russe, che non hanno voluto fornire quella collaborazione auspicata dai colleghi britannici.

Fonti vicine a Scotland Yard hanno denunciato i limiti imposti ai loro detective durante gli interrogatori a Andrei Lugovoy e Dmitri Kovtun, i due uomini d’affari che avevano ripetutamente incontrato Litvinenko nei giorni precedenti la sua morte, compreso il primo novembre (data del suo avvelenamento). Contaminati anche loro con il polonio-210, i due sono stati ricoverati in una clinica specializzata, guardati a vista dagli agenti del servizio di sicurezza russo.

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