«Crescita moderata per l’America»

Deludono gli acquisti di asset americani da parte degli investitori stranieri. Euro vicino a 1,21 dollari

«Crescita moderata per l’America»

Rodolfo Parietti

da Milano

I toni sono quelli misurati di sempre, ma il primo Beige Book con in calce la firma del nuovo presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, contiene una novità rispetto al passato. Per la prima volta dalla fine dell’ultima recessione, la banca centrale Usa non sottolinea il proseguimento della vigorosa fase di espansione economica, ma parla invece apertamente di «crescita moderata». Questo passaggio non è certo sfuggito ieri agli analisti, rimasti spiazzati da una valutazione congiunturale in contrasto con le stime che accreditano l’America di un potenziale di sviluppo nel primo trimestre attorno al 4,7%.
Una nota dunque parzialmente stonata, cui si è aggiunta una seconda notizia poco gradita ai mercati: l’andamento deludente in gennaio delle compravendite di asset Usa da parte di investitori stranieri, che è stato alla base della risalita dell’euro a ridosso di 1,21 dollari. Il saldo positivo di 66 miliardi di dollari è infatti considerato insufficiente a finanziare il deficit esterno, che secondo alcuni calcoli richiederebbe un contributo mensile di 77 miliardi. E nei prossimi mesi, l’abbandono in Giappone della politica dei tassi a livello zero potrebbe creare problemi di copertura ancora più allarmanti per un Paese che nell’ultimo trimestre del 2005 ha accumulato un deficit delle partite correnti (una sorta di bilancia commerciale allargata ai servizi) pari a 225 miliardi, il 7% del Pil misurato tra ottobre e dicembre.
Così come aveva più volte fatto Alan Greenspan, Bernanke ha espresso mercoledì scorso preoccupazione per gli squilibri dell’America, finora rimasti irrisolti. Più sotto controllo appare l’inflazione, nonostante le aziende abbiano segnalato pressioni sui costi produttivi legati ai rincari delle materie prime. L’andamento dei prezzi al consumo è una variabile fondamentale per prevedere i futuri orientamenti di politica monetaria, soprattutto considerata l’estrema attenzione posta da Bernanke alle dinamiche inflazionistiche. Sotto questo profilo, il Beige Book non ha aggiunto nulla di nuovo, se non la constatazione del rallentamento dei listini immobiliari, mentre sostanzialmente invariato è il giudizio sui consumi privati e sul mercato del lavoro, ancora in crescita.

Alcuni economisti continuano a scommettere su un ulteriore rialzo dei tassi, al momento al 4,50%, in occasione della prossima riunione del Fomc del 28 marzo; altri ipotizzano una pausa della lunga fase (oltre due anni) di irrigidimento delle redini monetarie.

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