Gli abbracci e le lacrime. Così si è svolto il primo incontro tra Turetta e i genitori

È durata circa un'ora la visita in carcere del padre Nicola e la madre Elisabetta al figlio detenuto nel penitenziario di Verona

Gli abbracci e le lacrime. Così si è svolto il primo incontro tra Turetta e i genitori
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"Una stanza 'protetta', un incontro di un'ora, un abbraccio", è in sintesi quanto emerge dal primo colloquio di Filippo Turetta con i genitori nel carcere di Verona. Il reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin aveva espresso più volte agli operatori penitenziari il desiderio di incontrarli ma un primo contatto era saltato perché, era stato riferito da fonti del carcere, padre e madre di Filippo non si sentivano ancora pronti. Era stato preventivato un incontro con lo psicologo per Nicola ed Elisabetta Turetta, visto che fino a meno di un mese fa quel detenuto per omicidio volontario aggravato e sequestro di persona veniva da loro considerato un "figlio perfetto".

"Hanno abbracciato Filippo. Abbiamo fatto in modo di tutelare la loro privacy, come si fa con ogni famiglia", ha spiegato una fonte. La stessa ha poi aggiunto: "Forse ci sono state anche delle lacrime, ma rispetto il dolore altrui di fronte al quale non ci si ferma a guardare. Posso solo dire che alla fine Filippo era sollevato, ha saputo di non essere stato abbandonato, di non essere solo". I due non vedevano il figlio da quando, tre settimane fa, era uscito di casa con l'auto per trascorrere una serata con l'ex fidanzata, che per evitare che Turetta facesse qualche gesto inconsulto aveva accettato di rimanere amici. Ma a lui questo compromesso sembrava non bastare, voleva Giulia tutta per sé, non accettando la fine della relazione con quella ragazza conosciuta sui banchi dell'università, nella facoltà di ingegneria biomedica che vedeva Giulia prossima alla proclamazione. Lui l'ha uccisa pochi giorni prima, perché sapeva che dopo la laurea la ragazza si sarebbe allontanata per studiare fuori sede.

Quel sabato, l'11 novembre, Filippo Turetta è uscito di casa con la sua Grande Punto e a bordo un coltello da cucina con lama da 12 centimetri, nastro adesivo precedentemente acquistato online, guanti, qualche centinaia di euro in contanti e sacchi neri con i quali ha coperto il corpo della ragazza. Dopo aver aggredito almeno due volte l'ex fidanzata, per una settimana ha vagato per l'Europa attraversando prima l'Austria poi la Germania, senza mai dare notizie a nessuno o lasciare tracce di sé. I suoi genitori hanno visto uscire un ragazzo che consideravano un figlio normale e l'hanno incontrato dopo che con le sue mani ha accoltellato a morte, con almeno 25-30 fendenti, la ragazza che diceva di amare.

Ha messo a verbale che non si dava pace per la fine della relazione con Giulia, che l'aveva lasciato la scorsa estate, e avrebbe provato in tutti i modi a recuperare quel rapporto. Anche con comportamenti che poi, come confidava la ragazza alle amiche, non erano altro che una violenza psicologica nei suoi confronti.

Violenza che poi è diventata fisica anche se ora la difesa sta cercando di giocarsi la carta dell'omicidio preterintenzionale, ossia un reato che è andato oltre le intenzioni dell'imputato che, nel caso specifico, avrebbe accoltellato Giulia nel tentativo di rincorrerla.

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