Aveva apertamente accusato l'ex marito, un imprenditore riminese di 55 anni, di maltrattamenti. A suo dire, l'avrebbe aggredita più volte sia fisicamente che verbalmente, pretendendo inoltre continui rapporti sessuali anche contro la sua volontà. Il giudice, però, non le ha creduto: dopo aver giudicato le prove a sostegno della sua visione evidentemente inconsistenti, si è espresso proprio nelle scorse ore per l'assoluzione dell'imputato in quanto il fatto non sussiste. Protagonista della vicenda che arriva da Rimini è una cittadina straniera di 32 anni, che aveva citato in giudizio l'ex-coniuge dal quale aveva avuto una figlia. E la storia, perlomeno sul piano giudiziario, si è chiusa a distanza di oltre cinque anni dai fatti contestati. Stando a quanto riportato infatti dal quotidiano Il Resto del Carlino infatti, tutto iniziò con la prima denuncia della donna, risalente al 2018, che portò all'apertura di un fascicolo per maltrattamenti in famiglia.
La giovane si era rivolta alle forze dell'ordine perchè a suo dire, dopo un primo periodo di convivenza felice, con il matrimonio il marito avrebbe cambiato atteggiamento nei suoi confronti ed avrebbe iniziato a maltrattarla. Sempre secondo quanto dichiarato in aula, il partner la insultava dandole dell'inetta e non esitava a metterle le mani addosso, quando non le obbediva. La straniera lo accusava inoltre di volerla costringere a continue prestazioni sessuali, anche davanti alla bimba. Non contenta, per rafforzare la sua tesi portò in procura alcune foto intime e private che ritraevano il compagno completamente svestito. Nel corso del procedimento giudiziario è tuttavia emerso il quadro completo, anche grazie alle testimonianze di parenti ed amici comuni della coppia. Questi ultimi, in particolare, avrebbero fornito una versione univoca a favore dell'ex-marito: in quel periodo i due litigavano spesso e le discussioni erano frequenti anche in loro presenza, ma in nessun caso avrebbero visto l'uomo prendere a male parole o (ancora peggio) a schiaffi la moglie.
Non risulterebbero neppure accessi in pronto soccorso per lesioni causate da pestaggi o violenze sessuali, nel lasso di tempo preso in esame.
Considerando poi come in quei giorni l'unione fra i due protagonisti della querelle fosse in crisi e sarebbe poi sfociata in una causa di separazione, non è escluso che il magistrato abbia ipotizzato come l'agire della donna potesse rientrare nel quadro di una strategia legale indirettamente connessa al mantenimento e alla custodia della bambina. E alla luce della carenza di indizi, ha posto fine alla diatriba quinquennale assolvendo l'imputato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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