
Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito, Giorgia Meloni ha lanciato l'appello a far tornare grande l'Occidente. Ma cosa è l'Occidente?
«È innanzitutto un sistema di valori fondati sull'idea di democrazia, sulle libertà individuali, sullo stato di diritto, sulla laicità dello Stato».
Dai critici arrivano due obiezioni: da una parte c'è chi dice che l'Occidente è finito, dall'altra chi sostiene che perorare l'idea dell'Occidente equivale a veicolare un'idea discriminatoria.
«In realtà è l'esatto contrario: l'Occidente è un insieme di valori universali, i valori della libertà, della democrazia, della centralità della persona. Il concetto di democrazia nasce con i greci e viene poi applicato nella Repubblica romana. La stessa idea di libertà veniva legata da Eschilo all'Europa, contrapponendo l'Europa all'Asia, la libertà alla tirannide. Roma era per Cicerone la comunità dove più di ogni altra la libertà era considerata. Il Cristianesimo è religione di libertà, lasciando l'uomo libero di scegliere e portando tuttavia la responsabilità delle proprie scelte. L'Occidente insomma non è una collocazione geografica, è una comunità di nazioni che si riconoscono negli stessi valori che sono valori universali. Affermare oggi che l'Occidente è finito è come dire che democrazia e libertà, stato di diritto, e laicità delle istituzioni sono principi superati. Serve la consapevolezza della nostra identità e della nostra storia, una consapevolezza che si è via via persa e da cui è necessario ripartire».
Questa consapevolezza può essere rafforzata attraverso i programmi scolastici?
«Certamente. Negli ultimi decenni si è imposta la narrazione di coloro che ritenevano ci dovessimo vergognare del nostro passato, della civiltà che nel corso di quasi 3000 anni abbiamo contribuito a sviluppare. Per timore di offendere i nuovi venuti abbiamo nascosto la nostra storia. Si sono imposte pedagogie che pretendevano di marginalizzare le nostre radici culturali insegnando una marea di nozioni che poco o nulla hanno a che fare con la nostra identità. Pensi che in un libro di storia di terza elementare si sprecavano pagine intere per parlare del dinictis, un felino vissuto 40 milioni di anni fa in Messico. Ai dinosauri vengono riservati spazi molto ampi. Nei libri della scuola primaria uno spazio importante è riservato alle culture extra europee. Si arriva così a comprimere e quasi a marginalizzare lo spazio dedicato ad Atene, a Roma e al cristianesimo. Si tratta di un paradosso. Questo non significa che non bisogna conoscere la presenza nella storia di civiltà millenarie né che dobbiamo rivendicare una superiorità della civiltà occidentale. Quando si studia Venezia, con Marco Polo si viene a conoscenza della grandezza della civiltà cinese, con Alessandro Magno delle civiltà orientali, con la scoperta dell'America delle civiltà incas, azteche e maya. Ma è fondamentale rimettere al centro la storia dell'Occidente. Questo passa anche dalla conoscenza della lingua latina che ci aiuta a comprendere meglio la lingua italiana, dallo studio dell'epica, della storia della musica classica e della nostra arte, dalla conoscenza di alcuni passi della Bibbia come opportunità per meglio comprendere le nostre basi culturali».
La accusano di rendere più difficile l'integrazione degli stranieri.
«Al contrario. L'integrazione è possibile solo se chi arriva sa quali sono i valori, la storia, l'identità di chi lo accoglie. Se incontra il vuoto, finirà con l'imporre i suoi valori. Come puoi rendere qualcun altro tuo concittadino se non sai chi sei? Noi dobbiamo integrare non semplicemente includere. Includere significa giustapporre, è il melting pot, dove ognuno rimane ciò che è, integrare significa far vivere insieme, nella condivisione dei valori che fondano una comunità'.
Quali valori occidentali le appaiono oggi necessari?
«Buona fede, humanitas, equità. Già nell'antico testamento i romani erano considerati per eccellenza il popolo della buona fede, che è stato un autentico pilastro dei sistemi giuridici fondati sul diritto romano. Nell'incontro con chi arriva da altre culture, è importante poi ribadire la laicità dello Stato, un portato fondamentale del cristianesimo, così come la intangibilità di ogni persona».
Lei da sempre rivendica la necessità di un recupero dell'identità profonda dell'Europa. Promuoverà una azione in questo senso?
«L'Europa deve compiere un salto di qualità. Gli americani sanno chi sono,
noi siamo stati incapaci nel trattato di Lisbona di fare un riferimento ad Atene, Roma e Gerusalemme, ovvero alle radici giudaico cristiane. Ho ricordato alla commissaria Ue per l'istruzione Roxana Minzatu che dobbiamo valorizzare la conoscenza delle radici della civiltà europea nelle nostre scuole».
C'è chi tende a denigrare l'Occidente citando lo schiavismo.
«Ogni popolo ha conosciuto la schiavitù, ma i Romani consideravano gli schiavi persone, la schiavitù era definita contraria al diritto naturale e gli schiavi non solo potevano essere liberati ma diventavano persino cittadini, accedendo durante l'impero alle massime cariche dello Stato. La schiavitù è il contrario dell'amore cristiano. Nell'800 poi furono le potenze europee a imporre la fine della schiavitù in Africa. Nulla è più contrario allo spirito dell'Occidente della schiavitù».
L'Occidente ha avuto i grandi buchi neri del nazismo e del comunismo.
«Hitler odiava il cristianesimo e la romanità. I totalitarismi novecenteschi hanno messo al bando ciò che caratterizza l'Occidente: il primato della persona umana, la democrazia e la libertà. Giorgio La Pira, ben consapevole dell'insegnamento del diritto di Roma e del cristianesimo, ricordava che l'ordinamento repubblicano si differenzia dai totalitarismi perché la nostra costituzione mette al centro la persona, nelle esperienze totalitarie la persona è al servizio dello stato, del partito, della ideologia».
La riforma dei programmi scolastici è innanzitutto una rivoluzione culturale?
«Le nuove Indicazioni nazionali ridanno importanza a ciò che sta a fondamento del nostro stile di vita, delle nostre istituzioni, della nostra costituzione, della nostra
letteratura, della nostra identità. E senza identità non c'è possibilità di sapere chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Senza passato non c'è un futuro solido. Ed è per questo che si deve ripartire dalla scuola».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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