Era stato accusato di aver offeso alcuni clienti originari del Senegal, facendo anche il saluto romano. Anche se il diretto interessato, per contro, ha sempre negato le accuse. E nelle scorse ore, il giudice del tribunale di Rimini lo ha assolto dall'accusa di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Protagonista dalla vicenda che arriva dalla Romagna è un ristoratore, titolare di una pizzeria - ristorante situata nel capoluogo riminese. Stando a quel che riporta il quotidiano Il Resto del Carlino, l'episodio in questione risale ormai a più di un triennio fa. Ad accusare il titolare del locale sarebbero state a quanto pare due famiglie senegalesi, che avevano scelto quell'esercizio commerciale per festeggiare il compleanno di una bambina di 2 anni.
L'uomo avrebbe quindi preso le ordinazioni dei clienti. E da quel momento in poi, le versioni divergono: stando a quanto dichiarato dai cittadini africani, sarebbe nata una discussione perché il titolare, dopo aver preso nota delle pietanze da loro ordinate, si sarebbe esibito nel saluto romano, rivolgendosi verso un ritratto di Benito Mussolini che teneva a loro dire appeso ad una parete del locale. Un gesto dal quale sarebbe scaturito un diverbio particolarmente acceso, fra le parti. E il giorno successivo una delle donne sedute a quel tavolo, zia della bimba, si presentò dai carabinieri per denunciare l'accaduto. "Quell'uomo ha preso le ordinazioni - ha dichiarato la donna - poi si è girato verso un ritratto del duce appeso al muro e ha teso il braccio per fare il saluto romano. "Scusami, Benito", ha detto".
Il ristoratore, da parte sua, ha come detto negato ogni addebito: ha categoricamente smentito di aver pronunciato la frase che gli è stata attribuita e di aver fatto il saluto romano. La questione era comunque approdata in tribunale, con il giudice che sembra aver optato per una decisione "salomonica": l'uomo è intanto stato assolto per via della "particolare tenuità del fatto", ma è tenuto al risarcimento del danno morale a favore della famiglia senegalese. L'indennizzo è stato quantificato in 2mila euro, ai quali vanno ad aggiungersi circa 3.600 euro per le spese di lite sempre a carico dell'imputato.
La storia non sembra tuttavia essere prossima alla fine, anzi: attraverso il suo legale, il ristoratore si è infatti detto pronto ad impugnare la sentenza davanti ai giudici d'appello, una volta lette le motivazioni. E nelle prossime settimane potrebbero quindi esserci novità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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