Assalto a Capitol Hill, da Rudy Giuliani agli avvocati: chi sono i "complici" del complotto di Trump

Pur non essendo stati incriminati, la stampa Usa è riuscita a risalire ai nomi dei presunti cospiratori che avrebbero aiutato l'ex presidente Trump a tentare di rovesciare il risultato elettorale del 2020

Assalto a Capitol Hill, da Rudy Giuliani agli avvocati: chi sono i "complici" del complotto di Trump

Terza incriminazione per l'ex presidente Donald Trump nel giro di poche settimane. Dopo le grane giudiziarie sui documenti riservati, questa volta il magnate viene formalmente chiamato a rispondere da un gran giurì dei suoi presunti sforzi per ribaltare la sconfitta elettorale rimediata nel 2020 e del suo ruolo nell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Le nuove accuse mosse contro il tycoon includono la cospirazione per frodare il governo degli Stati Uniti e per ostacolare un procedimento ufficiale, la certificazione della vittoria del presidente Joe Biden.

Secondo l'accusa, Trump avrebbe ripetutamente detto ai suoi sostenitori di aver vinto le elezioni, cercando di convincere funzionari statali, il suo stesso vicepresidente di allora (Mike Pence) e infine il Congresso a rovesciare il risultato elettorale. A causa della "disonestà, frode e inganno" di Trump, si legge nell'atto di accusa, e di alcuni dei suoi più stretti alleati, i suoi sostenitori hanno "violentemente attaccato il Campidoglio e interrotto i lavori".

Oltre a Trump, nei guai potrebbero finire alcuni dei suoi più vicini collaboratori, tra i quali l'ex sindaco di New York e suo ex avvocato, Rudy Giuliani, e altre cinque persone della sua cerchia. Quest'ultimo, in particolare, ebbe un ruolo particolarmente rilevante negli sforzi dell'ex presidente di rovesciare il risultato elettorale. Nell'atto di incriminazione l'ex sindaco della Grande Mela, 79 anni, è indicato come il cospiratore numero 1, il legale che "volutamente diffuse notizie false e perseguì strategie" atte a sovvertire il risultato elettorale e impedire la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. La scorsa settimana Giuliani ha ammesso di aver fornito false dichiarazioni, diffondendo notizie false e diffamatorie sui presunti brogli in Georgia.

Chi potrebbero essere gli altri cospiratori

Nel nuovo atto di accusa federale contro l'ex presidente, riporta il Washington Post, vengono indicati sei "cospiratori" che lo hanno "assistito nei suoi tentativi criminali di rovesciare i risultati legittimi delle presidenziali del 2020 e rimanere al potere". Al momento, le sei persone non sono incriminate, ma identificarle non è così difficile. Si tratterebbe, oltre al già menzionato Rudy Giuliani, di John Eastman, avvocato di Trump e fondatore del Center for Constitutional Jurisprudence - che "escogitò e tentò di realizzare una strategia per fare pressioni" sul vice presidente Mike Pence affinché ostacolasse la cerimonia di proclamazione della vittoria di Biden - di Sidney Powell, la controversa legale idolo dei seguaci di QAnon, avvocato dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael T. Flynn, assunta dal team di Trump per contestare il risultato elettorale nello stato della Georgia, oltre a Jeffrey Clark, ex assistente procuratore generale degli Stati Uniti, dimessosi dal dipartimento di Giustizia il 14 gennaio 2021 dopo aver ripetutamente messo in dubbio la vittoria di Joe Biden.

Quest'ultimo, in particolare, come ricorda il Wall Street Journal, promise di usare il potere del dipartimento di Giustizia per aiutare Trump a fare pressioni sui funzionari statali e aprire indagini elettorali se il magnate avesse rimosso l'allora procuratore generale ad interim e avesse invece nominato proprio Clark a guidare il Doj. Alla lista dei presunti cospiratori vanno aggiunti Kennet Chesebro - avvocato e consigliere per la campagna di Trump - e un sesto che, ad oggi, non è ancora stato identificato dalla stampa americana.

Il ruolo dell'ex vicepresidente Pence

L'ex vicepresidente Mike Pence, citato più di 100 volte nell'atto di incriminazione, candidato alle primarie repubblicane, ha colto la palla al balzo per sferrare un durissimo attacco nei confronti di Trump spiegando in un tweet che l'atto d'accusa di oggi "funge da importante promemoria: chiunque si metta al di sopra della Costituzione non dovrebbe mai essere Presidente degli Stati Uniti". Il nostro Paese, ha poi aggiunto, "è più importante di un uomo. La nostra costituzione è più importante della carriera di un uomo. Il 6 gennaio, l'ex presidente Trump mi ha chiesto di scegliere tra lui e la Costituzione. Ho scelto la Costituzione e lo farò sempre".

"Una distrazione"

La notizia dell'incriminazione nei confronti del tycoon ha scatenato i supporter dell'ex presidente su Twitter e sugli altri social, che si sono stretti attorno alla figura del magnate, accusando il dipartimento di Giustizia e l'amministrazione Biden di aver messo in campo una "giustizia ad orologeria".

I repubblicani hanno infatti definito le nuove accuse federali contro Donald Trump un'elaborata cospirazione per distrarre il pubblico dai guai del figlio del presidente Usa, Hunter Biden.

Secondo il presidente della Camera Kevin McCarthy, il dipartimento di giustizia ha presentato le accuse contro Trump perché lunedì i repubblicani avevano interrogato un ex socio in affari di Hunter Biden (Devon Archer), che secondo il Gop avrebbe fornito una testimonianza schiacciante contro il presidente Biden, dimostrando quanto sia l'inquilino della Casa Bianca sia implicato negli affari del suo secondogenito. "I repubblicani della Camera continueranno a scoprire la verità su Biden Inc. e sul sistema giudiziario a due livelli" ha assicurato McCarthy, mentre si fa largo l'ipotesi di impeachment.

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