La dimostrazione che Alexei Navalny è una spina nel fianco del regime di Putin anche dopo la sua morte, arriva dalla dura presa di posizione del blocco occidentale contro la Russia e il suo leader. Un’unità con pochi precedenti che va ben oltre il chiedere giustizia per il dissidente ucciso ma che si concretizza sotto forma di nuove e rafforzate iniziative contro Mosca. Il presidente americano Joe Biden ha detto che «abbiamo già sanzioni in vigore, ma ne stiamo considerando altre». E per una volta l’Europa decide di andare anche oltre. «L’Unione Europea ha concordato di intitolare ad Alexey Navalny il regime sanzionatorio per violazione dei diritti umani, un modo per onorarne la memoria», ha detto l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell.
Anche i governi di Germania e Spagna hanno fatto passi ufficiali. Il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’ambasciatore russo in Germania e la stessa cosa ha fatto quello spagnolo. «Quanto accaduto è la dimostrazione brutale di come la giustizia russa tratti i dissidenti e con quali mezzi il presidente Putin sopprima la libertà di espressione in Russia», ha dichiarato la portavoce del governo tedesco. Prese di posizione dure che mettono all’angolo la Russia e fanno infuriare il Cremlino.«Consideriamo assolutamente inaccettabili affermazioni del genere, francamente odiose», ha detto il fedelissimo portavoce di Putin Dmitry Peskov. «Queste dichiarazioni, ovviamente, non possono causare alcun danno al nostro capo del nostro Stato», naturalmente accusato da tutti per il suo ruolo nell’omicidio di Navalny.
Chi si pone ancora una volta ai margini dell’Unione è l’Ungheria, con il ministro degli Esteri Pèter Szijjàrtò che dice: «L’Unione europea, affetta da psicosi di guerra, vuole venire incontro a Washington, media liberali e Ong, accettando l’ennesimo pacchetto di sanzioni, questa volta sicuramente prive di senso, servendo solo come soluzione di facciata», salvo poi piegarsi per l’ennesima volta, spiegando che non si opporrà al nuovo pacchetto di sanzioni Una presa di posizione forte arriva anche dl nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha incontrato Yulia Navalnaya ha Bruxelles. «Le ho ribadito la vicinanza dell’Italia, del G7, la condanna per ciò che è accaduto a suo marito, vittima di una persecuzione ingiusta, detenuto in un gulag che ricorda quelli dell’Urss, in un regime carcerario simile a quello che c’era durante il regime sovietico», ha detto Tajani, confermando «pieno sostegno per le sue battaglie in nome della democrazia».
I Paesi più in allarme e più decisi, per ovvi motivi geografici e politici, sono quelli che baltici. I ministeri degli Esteri di Lettonia e Lituania hanno convocato gli ambasciatori russi per esprimere il loro dissenso e chiedere il rilascio delle persone arrestate in Russia nei giorni scorsi.
Ancora più duro il ministro degli esteri estone Margus Tsahkna: «Putin è un assassino. Ha ucciso una persona che combatteva per la libertà e la democrazia e questo è esattamente il motivo per cui dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina». Puntando forte sul rinnovato fronte comune.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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