“Gaza come un ghetto”. bufera (e premio ritirato) contro la scrittrice Masha Gessen

L'intellettuale di origini ebraiche è finita nella bufera per un suo articolo sul New Yorker: salta la cerimonia per il premio Hannah Arendt

“Gaza come un ghetto”. bufera (e premio ritirato) contro la scrittrice Masha Gessen
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In Germania è scoppiato il caso Masha Gessen. Nota per essere tra le più tenaci rivali di Vladimir Putin, la giornalista russo-americana avrebbe dovuto ricevere venerdì il premio per il pensiero politico Hannah-Arendt presso il Senato di Brema, ma la cerimonia è stata annullata all’ultimo momento. Il motivo? La fondazione Heinrich Böll si è ritirata dalla premiazione in segno di protesta rispetto alle ultime dichiarazioni della scrittrice, che in un articolo apparso sul New Yorker ha paragonato Gaza a un "ghetto". In altri termini, la Gessen, di origini ebraiche, ha fatto un parallelo con la condizione degli ebrei nell'Europa occupata dal nazismo.

“Queste parole sono per noi inaccettabili e le respingiamo”, la posizione della Fondazione vicina ai Verdi in una nota. La cerimonia è dunque saltata: la consegna del ricevimento avverrà nella giornata di sabato in una cornice diversa. Non è noto chi sarà presente e chi interverrà, è stato confermato un evento “in forma ridotta” rispetto a quello organizzato a Brema. Precedentemente, in una lettera aperta, la sezione di Brema della Società tedesco-israeliana Dig aveva già protestato contro la consegna del premio all'autrice.

Nota per il suo stile feroce, Gessen ha stroncato senza mezzi termini la risoluzione del Bundestag che qualifica il movimento di boicottaggio di Israele come movimento antisemita. Ma ad aver destato scalpore è stata la definizione di Gaza come ghetto, ecco il passaggio incriminato: “Negli ultimi 17 anni, Gaza è stata un compound iper-densamente popolato, impoverito, chiuso da mura, che solo una piccola frazione della popolazione ha potuto lasciare, e sempre per brevi periodi di tempo. In altre parole, un ghetto. Ma non come il ghetto ebraico di Venezia, o il ghetto di una città americana: bensì un ghetto ebraico in un qualche Paese dell’Europa orientale, occupato dalla Germania nazista”.

Il dibattito ha invaso i social e Gessen ha preso posizione con un post pubblicato su X, ex Twitter: “Forse starete pensando che, con tutta l’attenzione sulla debacle del premio Arendt, devo essere sommerso di chiamate/messaggi dai media. Ma sbagliereste. Nessun giornalista tedesco ha cercato un commento. Solo un giornalista americano l’ha fatto. Tutte le notizie sono state riportate senza alcuna contributo da parte mia. Si accumulano inesattezze”.

Ad agosto la Fondazione Heinrich Böll aveva annunciato Gessen come vincitrice del premio sulla base di quanto deciso da una giuria

indipendente. “Come analista del declino e della speranza, Gessen riferisce di giochi di potere e tendenze totalitarie, nonché di disobbedienza civile e amore per la libertà”, la motivazione del riconoscimento.

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