
Luis Alfredo Garavito è senza ombra di dubbio uno dei serial killer più prolifici della storia. Colombiano di Quindìo, “la Bestia” ha assassinato quasi 200 persone secondo le autorità, ma in realtà il bilancio potrebbe superare quota 300. In attività tra il 1992 e il 1999, il brutale pedofilo ha rivolto la sua sadica ossessione nei confronti di bambini tra gli 8 e i 16 anni. Il suo modus operandi è sempre stato lo stesso: ottenere la fiducia dei ragazzini, torturarli, violentarli e abbandonare i loro cadaveri in fosse comuni.
Infanzia e adolescenza
Luis Alfredo Garavito nasce il 25 gennaio del 1957 a Quindìo, in Colombia. Lui e i suoi fratelli vengono trascurati dai due genitori, sempre in lite. Il padre è un donnaiolo manesco, solito alzare le mani anche sui figli. Viene bullizzato fin da piccolo e incontra parecchie difficoltà a scuola, dove fatica in diverse materie. Viene soprannominato “garabato”, ossia “scarabocchio”, perché porta gli occhiali e progressivamente viene emarginato. Passa molto tempo da solo e la situazione non migliora quando lascia la scuola.
Nel 1968, quando ha 11 anni, Garavito abbandona gli studi per aiutare finanziariamente la famiglia. Perde quei pochi contatti sociali creati a scuola. In quegli anni emergono le tendenze sadiche del futuro serial killer, che uccide due uccelli per frustrazione. Ma non solo. Sempre in quel periodo inizia a molestare sessualmente i suoi fratelli più piccoli. Come racconterà alle autorità dopo l’arresto, all’età di 12 anni molesta un bambino di 6 anni. Una reazione a una presunta molestia subita da un dottore poco tempo prima, mai confermata.
La famiglia di Garavito si trasferisce a Trujillo nel 1971. Lì viene picchiato e aggredito sessualmente da un vicino di casa, che gli mostra video pornografici. I suoi comportamenti mutano rapidamente: inizia a bere alcol, prova ad avere relazioni sessuali con le donne e viene anche pizzicato a molestare un bambino. L’uomo inizia a lavorare prima come venditore ambulante di gadget religiosi e poi in una piantagione di caffè. Intrattiene delle relazioni amorose con donne più grandi di lui ed emergono i suoi due lati: da una parte è amorevole e pieno di attenzioni, dall’altra geloso, violento e minaccioso.
Le molestie
Negli anni Settanta Garavito soffre di psicosi, paranoia e depressione. Inizia regolarmente a molestare bambini, sia maschi che femmine, sviluppando rapidamente una preferenza per gli adolescenti. Sogna di mettere su famiglia, ma i rapporti naufragano a causa dei suoi comportamenti. L’alcol gli crea problemi di disfunzione erettile e per questo motivo, nel 1978, si rivolge agli Alcolisti Anonimi e si converte alla fede pentacostale. Inizia a lavorare come commesso in un negozio e lì incontra Luz Mary, la sua prima fidanzata.
Dopo aver cambiato nuovamente lavoro – viene cacciato da una panetteria per un litigio con i colleghi – Garavito tenta il suicidio, ma si salva. Si rivolge allora alle cure psichiatriche all'ospedale San Juan de Dios e subisce diversi ricoveri. “La mia vita non vale nulla” la sua disperazione. Continua a provare a risollevare la sua vita, ma di fronte ai fallimenti riprende a molestare bambini nelle pause dal lavoro.
Inoltre, dopo aver scoperto l'autobiografia di Adolf Hitler “Mein Kampf”, Garavito si affeziona molto al leader nazista e fa persino diversi collegamenti tra le loro vite, come le infanzie traumatiche, le esperienze omosessuali e gli anni trascorsi in vagabondaggio. Sviluppa anche un’ossessione, tanto da desiderare di emularlo, per il terrorista interno Campo Elías Delgado, un autodichiarato veterano del Vietnam, che aveva ucciso sua madre (e molte altre persone) in un ristorante di Bogotà nel dicembre 1986. Un’ulteriore testimonianza del risentimento nei confronti dei suoi familiari. E continuano gli abusi sui minori, ma riesce sempre a farla franca: si stimano almeno 200 vittime in poco più di 10 anni.
Garavito diventa "la Bestia"
Ormai preda dei suoi istinti feroci, nel 1992 inizia la sua spirale di violenza che durerà fino al 1999. “Uccidi, che con l’uccisione possono arrivare molte cose” quanto gli avrebbe suggerito dal diavolo. E Garavito entra in azione il 4 ottobre del 1992: attira il tredicenne Juan Carlos e lo uccide. E non si ferma più. Omicidio dopo omicidio mette a punto un modus operandi ben preciso: assume false identità, attira le vittime designate con piccoli regali come denaro, caramelle o lavoretti occasionali e, dopo averle portate in un luogo appartato e deserto, le assale con un coltello o con un machete - in alcuni casi le decapita - per poi seppellirle in fosse comuni. Occasionali anche atti di necrofilia. Le vittime sono bambini di età compresa tra gli 8 e i 16 anni.
Colombia ma non solo. Garavito uccide ragazzi e bambini - tutti di umili origini, appartenenti alla classe operaia, senzatetto, contadini o orfani - anche all’estero. Nell’estate del 1998 assassina il quattordicenne Abel Gustavo Loor Velez e il dodicenne Jimmy Leonardo Palacios Anchundia. Altri due cadaveri vengono trovati in una scuola femminile. Secondo le autorità, avrebbe commesso anche un altro omicidio in Venezuela, mai confermato.
Tra un omicidio e l’altro, Garavito prova a tenere in piedi la vita familiare ma incontra parecchie difficoltà e viene cacciato di casa dalla compagna Luz Mary dopo l’ennesimo litigio legato all’alcol. Viene spesso visto ubriaco mentre vagabonda da una città all’altra come un clochard. Continua a uccidere ragazzini ma pensa anche a qualcosa di più grande, come un omicidio di massa: il suo piano è quello di rapire qualche adulto, attirare l’attenzione dei media e poi dare vita al massacro. Prima di entrare in azione viene però arrestato: il 22 aprile del 1999 viene fermato dalle autorità colombiane per tentata violenza sessuale su un dodicenne.
L'arresto, la condanna e la morte
Garavito viene fermato e arrestato a Villavicencio a seguito del tentativo fallito di stupro ai danni del giovanissimo John Ivan Sabogal, venditore di biglietti della lotteria. Interrogato dagli investigatori, crolla immediatamente: confessa senza sosta 172 omicidi e dà informazioni per dove trovare i cadaveri delle vittime. Dopo ventotto processi viene giudicato colpevole di 138 omicidi di quelli che gli vengono attribuiti, anche se molti ritengono che il conto superi le 300 vittime. Viene dichiarato capace di intendere e di volere e accumula un totale di condanne a 1.853 anni di carcere. Tuttavia la legge colombiana limita la reclusione a 40 anni e grazie alla piena confessione resa la pena viene ulteriormente ridotta a 22 anni.
Viene rinchiuso in isolamento per la possibile vendetta degli altri detenuti nella prigione di massima sicurezza a Valledupar nel dipartimento di El Cesar.
Adotta un comportamento gentile ed educato nei confronti delle guardie e si dice pentito delle sue brutali azioni, tanto da nutrire l’intenzione di "aiutare i bambini che sono stati vittime di abusi". Non ci riuscirà mai: Garavito muore il 12 ottobre del 2023, all’età di 66 anni, in un ospedale di Valledupar per le complicanze di un tumore agli occhi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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