I fantasmi, gli strangolamenti, la saliva. Ahmad Suradji, il serial killer sciamano

Considerato l’assassino seriale più prolifico della storia dell’Indonesia, Ahmad Suradji ha ucciso almeno 42 donne ma il bilancio potrebbe essere molto più elevato

I fantasmi, gli strangolamenti, la saliva. Ahmad Suradji, il serial killer sciamano
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Almeno 42 donne uccise, ma l’obiettivo era arrivare a quota 72. Perché bevendo la saliva di 72 donne avrebbe beneficiato di poteri curativi. Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta Ahmad Suradji seminò il terrore in Indonesia per inseguire la (presunta) folle indicazione del fantasma di suo padre. Sciamano locale e allevatore di bestiame, Suradji è ad oggi il serial killer più prolifico della storia dell’Indonesia.

Infanzia e adolescenza

Ahmad Suradji nasce il 10 gennaio del 1949 a Medan, la capitale e la città più grande della provincia indonesiana di North Sumatra. Si hanno poche informazioni sulla sua infanzia e sulla sua adolescenza. È noto che inizia a lavorare come allevatore di bestiame sin da giovanissimo. Inoltre, già in tenera età intraprende il percorso come dukun, una classe di sciamani in grado di possedere poteri soprannaturali. La clientela di Suradji è composta da donne alla ricerca di una guida su come trovare fortuna o mantenere la propria bellezza.

Datuk Maringgi

Ahmad Suradji sposa tre donne, tutte sorelle, e continua a lavorare come sciamano. Soprannominato Datuk Maringgi, nel 1986 riceve la visita in sogno del fantasma del padre, che gli ordina di uccidere 72 donne e berne la saliva come parte di un rituale di magia nera. Il motivo? In questo modo potrebbe diventare un guaritore mistico e soprattutto accrescere i propri poteri. Anziché riprendere normalmente la sua vita, lo stregone crede al sogno e inizia ad uccidere pur di compiere il suo intento.

Ahmad Suradji diventa il serial killer sciamano

Ahmad Suradji inizia a mietere vittime perché convinto che ci vorrebbe troppo tempo per incontrare 72 donne morte per cause naturali. In altri termini, uccide per accelerare il processo e acquisire i poteri promessi dal fantasma del padre. “Mio padre non mi ha specificatamente consigliato di uccidere le persone. Pensavo che ci sarebbe voluto un sacco di tempo. Stavo cercando di farlo il più velocemente possibile e ho iniziato a uccidere” racconterà agli investigatori. Individuare le vittime diventa semplice, complice il suo lavoro: quotidianamente lo sciamano incontra donne dagli 11 ai 30 anni alla ricerca di consigli spirituali, di incantesimi o di consigli su come diventare più belle, sane e ricche. Per lo più sono prostitute, ma non solo.

Ahmad Suradji sceglie sempre lo stesso modus operandi: dopo aver ospitato le donne, le strangola con un cavo, ne beve la saliva e le seppellisce senza vestiti – con le teste rivolte verso casa sua per acquisire maggiore potenza – in un campo di canna da zucchero. Le tre moglie sono a conoscenza dei suoi omicidi, ma non dicono nulla alle forze dell’ordina, anzi aiutano il marito a occultare i cadaveri. Nonostante il lungo elenco di donne scomparse, nessuno pensa a lui, anche perché è un membro molto apprezzato dalla comunità per i suoi presunti poteri curativi.

L'arresto e il processo

Dopo quasi dieci anni dal primo omicidio, Ahmad Suradji viene arrestato nel maggio del 1997. Pochi giorni prima, il 24 aprile, la giovane Sri Kemala Dewi si fa accompagnare da un conducente di risciò, il 15enne Andreas, a casa dello sciamano. La giovane gli chiede di mantenere il segreto e gli dice di non restare ad aspettarla. Tre giorni dopo il cadavere della 21enne viene ritrovato in stato di composizione in una piantagione di canna da zucchero. Una volta circolata la notizia, il giovane va dalla polizia e riferisce di aver accompagnato la vittima da Suradji.

Gli agenti si presentano a casa dello stregone e lo interrogano. Lui nega qualsivoglia coinvolgimento ma viene incastrato durante la perquisizione: la polizia ritrova la borsa, i vestiti e il braccialetto di Sri Kemala Dewi. Di fronte all’evidenza, Ahmad Suradji confessa l’omicidio della 21enne ma non solo: rivela di aver assassinato altre 41 donne, tutte seppellite nel vicino campo. Gli agenti trovano conferme del racconto, con diversi corpi in stato di decomposizione al punto da essere irriconoscibili. Per provare a risalire all'identità delle vittime, la polizia chiede ai residenti di segnalare eventuali sparizioni e circa 80 famiglie denunciano la scomparsa di un membro di sesso femminile. Per questo rimarranno molti dubbi sull'effettivo numero di vittime del killer stregone.

Il processo inizia l’11 dicembre del 1997, 363 pagine di accusa nei confronti del serial killer. Insieme a lui, vengono arrestate anche le tre mogli, considerate complici. La sentenza viene resa nota il 27 aprile del 1998: il collegio composto da tre giudici di Lubuk Pakam lo condanna a morte tramite fucilazione. Stesso discorso per una delle tre moglie, Tumini, ma la sua condanna verrà poi ridotta all’ergastolo.

La morte

Ahmad Suradji

viene giustiziato il 10 luglio del 2008 da un plotone di esecuzione, nonostante i tentativi di Amnesty International di impedire questo epilogo. Il suo ultimo desiderio è stato quello di rivedere una delle tre mogli, Tumini.

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