Migliaia di vittime, 2.500 per l'esattezza, centinaia di paesi crollati e rasi al suolo, strade interrotte e aiuti che faticano a raggiungere tutte le aree devastate dal terremoto: l'epicentro del sisma di sabato mattina di fatto si presenta, a distanza di 48 ore, ancora in piena emergenza. Eppure il Marocco non ha accettato gli aiuti internazionali. O, per meglio dire, ha accettato l'arrivo di aiuti solo da quattro Paesi: Qatar, Emirati Arabi Uniti, Spagna e Regno Unito. La vicenda è diventata immancabilmente un caso internazionale.
Aiuti solo da quattro Paesi
La Spagna, Paese europeo più vicino al Marocco, ha già inviato le sue squadre di soccorso. Da Saragozza nel giro di poche ore diversi mezzi della protezione civile spagnola hanno raggiunto alcune delle aree più disastrate. Sempre per via aerea da Abu Dhabi, Dubai e Doha stanno in questo momento decollando molti aerei con all'interno mezzi di ogni tipo e squadre di soccorritori.
Una corsa contro il tempo, come sempre accade in questi casi. Corsa essenziale per salvare altre vite e dare rifugi a migliaia di persone che da due giorni trascorrono le notti all'aperto. Eppure la corsa sembra essere ridimensionata e per volontà dello stesso governo di Rabat. Tanti altri Paesi sono rimasti "fuori". A partire dall'Italia, con il nostro Paese sempre in prima linea nell'aiuto da offrire dopo i disastri naturali per via dell'esperienza maturata negli anni a causa dei tanti terremoti subiti.
Ben 48 unità della protezione civile italiana erano pronte a partire. Tutto è stato bloccato. Rabat non ha voluto, ufficialmente perché, come sottolineato dai media locali, il governo ritiene che l'attuale mancanza di coordinamento rischia di creare ulteriori danni. Ma sotto sembra esserci qualcos'altro. Soprattutto a livello politico.
Francia esclusa
Parigi ad esempio è stata del tutto esclusa dalle autorità di Rabat. Nessuno dal gabinetto di governo del Marocco ha chiamato in direzione dell'Eliseo. Nonostante l'emergenza in corso, l'esecutivo del Paese nordafricano con la Francia ha scelto la via del silenzio. Nessuna richiesta, nessun ccontatto. La scelta sembra di natura più politica che "tecnica".
Non inviare alcuna richiesta nonostante peraltro le offerte da parte di Parigi, potrebbe rappresentare un'autentica umiliazione per il presidente Emmanuel Macron. Del resto, i due Paesi non stanno vivendo il loro migliore momento sul profilo dei rapporti istituzionali. Al contrario, da mesi sono diverse le tensioni in corso su molti temi. A partire dal Sahara Occidentale, passando per lo scandalo Pegasus. Ossia la vicenda relativa alla scoperta di operazioni di spionaggio dei servizi marocchini nei confronti di Macron.
Il sisma, contrariamente alle aspettative, non ha riavvicinato le due parti. Ma è proprio qui che nasce quello che sembra essere un vero e proprio "caso nel caso". I media transalpini hanno rivelato che il Re del Marocco, Mohammed VI, in questi giorni è in vacanza in Francia. In particolare, il sovrano dimorerebbe per adesso nel Palazzo di Betz, monumento acquistato dal padre e predecessore negli anni '70. Eppure, tra Parigi e Rabat il gelo è ben evidente. Tanto più che, per l'appunto, il Marocco l'aiuto internazionale in Europa l'ha chiesto unicamente alla Spagna.
Un Paese cioè con cui i rapporti sono caratterizzati da alti e bassi. La questione di Ceuta e Melilla, il discorso relativo al Sahara Occidentale e non ultima la vicenda immigrazione spesso hanno determinato scontri tra Rabat e Madrid. Ma in questa fase i due governi sembrano andare molto d'accordo. La chiamata effettuata subito dopo il sisma dal ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, al suo omologo spagnolo José Manuel Albares ha certificato il positivo andamento delle relazioni bilaterali. Considerazione quest'ultima che per la Francia suona come ennesimo affronto.
I risvolti internazionali del sisma
Sempre sotto il profilo politico, non sono comunque mancati episodi importanti derivanti dal terremoto. Tra tutti, l'apertura dello spazio aereo dell'Algeria al transito dei voli diretti ad aiutare le popolazioni colpite dal sisma in Maroccco. Rabat e Algeri, per motivi connessi soprattutto alla questione del Sahara Occcidentale, sono da tempo ai ferri corti. I due governi non hanno rapporti e lo spazio aereo algerino è chiuso alle rotte che hanno per oggetto il Marocco. La momentanea concessione da parte di Algeri quindi è da leggersi come un passo in avanti politico.
Il sisma ha invece confermato gli ottimi rapporti di Rabat con Doha e Abu Dhabi. L'immagine simbolica dell'emiro del Qatar che, durante i mondiali di calcio dello scorso novembre, agita la bandiera del Marocco assieme a quella del suo Paese oggi è tornata di grande attualità. Il governo ha accettato gli aiuti qatarioti, un segno di ulteriore vicinanza tra le parti. Un discorso analogo vale anche per i rapporti con gli emiratini. Abu Dhabi e Rabat sono gli ultimi due Paesi arabi ad aver normalizzato i rapporti con Israele, ma anche su altri temi delicati riguardanti il medio oriente le due capitali appaiono molto vicine.
Tuttavia, il via libera agli aiuti accordato solo a quattro Paesi rimane l'elemento politico più clamoroso dell'intera vicenda. Rabat forse vuole evitare eccessive interferenze e prova a sostenere il peso dell'emergenza con le sole proprie forze. Lo stesso mancato intervento dell'Italia, con cui il Marocco ha buoni rapporti, ne è una testimonianza. Anche se su questo fronte, in un'intervista su AgenziaNova l'ambasciatore di Rabat a Roma ha ringraziato l'Italia per la sua disponibilità.
"La situazione attuale implica la necessità di individuare e identificare i bisogni concreti sul campo - ha detto - che saranno poi comunicati agli amici italiani”.In patria però la questione legata ai pochi aiuti stranieri accettati potrebbe accendere non poche polemiche. Specie se il bilancio del sisma dovesse essere più grave del previsto.
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