A un anno di distanza dall’inizio delle manifestazioni, per alcuni osservatori una rivoluzione, che hanno infiammato l'Iran e hanno visto la partecipazione di migliaia di iraniani scendere in piazza contro il governo di Teheran, oggi a Milano in piazza XXV aprile dalle 19.00 si terrà una manifestazione per ricordare le vittime del massacro di Zahedan avvenuto il 30 settembre 2022. Un anno fa nella città del sud dell’Iran hanno perso la vita centinaia di persone dopo che le forze di sicurezza del regime hanno aperto il fuoco. Il tragico evento è già passato alla storia come il "venerdì di sangue di Zahedan".
Nella nota diramata dagli organizzatori dell’evento, un gruppo di attivisti iraniani, si fa appello alla cittadinanza milanese affinché partecipi numerosa per commemorare coloro che hanno perso la vita per credere in un ideale contro ogni discriminazione e abuso perpetrati dalle forze dell’ordine e che sono stati barbaramente repressi in quel venerdì 30 che è stato uno dei più tristi e cruenti.
Poco dopo la rivoluzione islamica del 1979, anche nota come rivoluzione khomeinista, che ha trasformato l’Iran in una teocrazia con una Costituzione ispirata alla "shari’a", alle donne è stato imposto di coprire completamente i capelli in pubblico con il velo islamico.
Mahsa Amini, ragazza di 23 anni, è stata arrestata il 13 settembre 2022 dalla polizia religiosa di Teheran in quanto non indossava correttamente il velo. Dopo essere stata portata alla stazione di polizia, la giovane è in seguito deceduta in circostanze sospette il 16 settembre, dopo tre giorni di coma. La polizia, al tempo, aveva dichiarato che la ragazza aveva avuto un infarto e cadendo aveva battuto la testa mentre altri testimoni avevano detto che la giovane era stata picchiata dagli agenti fino a provocarle un'emorragia cerebrale.
La morte di Mahsa ha suscitato un’ondata di indignazione e di proteste che hanno portato centinaia di donne a chiedere la rimozione dell’obbligo dell’hijab, come già successo nel corso degli anni già dal 1980 e nel 2014 con la campagna del "mercoledì bianco" a opera della giornalista Masih Alinejad. I moti di protesta hanno attraversato l'intera nazione fino a coinvolgere centinaia di migliaia di manifestanti che chiedevano più diritti e maggiori libertà per le donne.
La risposta della polizia è stata tutt’altro che clemente dato che, neanche dopo un mese, un migliaio di persone sono state arrestate e nel novembre 2022 il Tribunale rivoluzionario di Teheran ha emesso una prima condanna a morte contro uno dei manifestanti accusato del reato di “moharebeh” (lotta contro Dio). Zahedan, città del Belucistan a maggioranza sunnita e per questo da anni bersaglio del governo centrale di Teheran è stata teatro di un vero e proprio bagno di sangue. E oggi, nel ricordare quella strage, 30 persone sono rimaste ferite tra cui 4 bambini.
Sulla scia delle proteste che ormai da settimane divampavano in tutto il Paese, intorno alle 12.00 di quel giorno, dopo la preghiera del venerdì, centinaia di persone si sono riversate per le strade della città dirigendosi verso una stazione di polizia per condannare lo stupro di una ragazza, Mahou Balauch, da parte di un comandante provinciale delle forze di sicurezza. La polizia iraniana ha aperto il fuoco contro i manifestanti, ad altezza d'uomo, per poi rivolgere le armi verso i fedeli sunniti riuniti nella moschea Makki.
Il bilancio è stato di 96 manifestanti uccisi, 4 agenti morti e oltre 300 feriti. Tra le vittime anche tanti bambini come Hasti Naroui che quest’anno avrebbe cominciato la prima elementare ma è morta, un anno fa, per un colpo alla testa e per inalazione di gas lacrimogeni.
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