Per la prima volta senza manette nell'aula del tribunale di Budapest. Ilaria Salis, la 39enne italiana accusata di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti per gli scontri dell'11 febbraio 2023 in occasione del Giorno dell'onore, è arrivata al Palazzo di giustizia ungherese libera dalle solite catene ai polsi e alle caviglie. La donna si è presentata in aula per lo svolgimento della terza udienza del processo a suo carico, dopo aver viaggiato in taxi insieme ai genitori. L'unico dispositivo esibito è una cavigliera elettronica. La 39enne proprio ieri, 23 maggio, è stata scarcerata dopo quindici mesi di reclusione e le sono stati concessi gli arresti domiciliari fino alla fine del processo.
L'arrivo in tribunale
All'arrivo in tribunale Ilaria Salis si è fatta strada attraverso una grande folla, soprattutto stampa italiana e amici, che l'attendeva all'ingresso del palazzo. Accompagnata dal padre, la donna, stringendo in mano un foglio di carta, si è diretta verso la sala riunioni del tribunale. Durante l'udienza il giudice Josef Szos ha rivelato l'indirizzo dove Ilaria sta scontando i domiciliari. Il padre ha protestato pubblicamente dicendo all'ambasciatore italiano Manuel Jacoangeli: "Bisogna fare qualcosa". Immediato anche l'intervento dell'avvocato Gyorgy Magyar, il quale ha affermato che "l'indirizzo non dovrebbe essere rivelato, anzi protetto e non va inserito nel verbale". É sembrata serena, invece, la Salis che ha dichiarato ai cronisti presenti in aula: "Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato in questi mesi. Non posso aggiungere altro perché sono sotto processo".
L'appello del comitato
Presenti anche i rappresentati del comitato Liberiamo Ilaria Salis."Ilaria ha ottenuto i domiciliari a Budapest - hanno detto - ma la strada per la libertà è ancora lunga. Non vogliamo lasciarla sola, neanche per un istante. Ricordiamo a tutti che bisogna tenere alta l'attenzione fino al voto alle Europee, cruciale per lei". Intanto il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato il caso Salis rispodendo a una domanda che gli è stata posta al Festival dell'economia di Trento. "Io farei una grande distinzione fra il papà della detenuta che è condizionato dall'emotività e gli esperti del settore.
Non è possibile che un governo interferisca con la magistratura. È stata seguita la procedura prevista dagli accordi internazionali: chiedere gli arresti domiciliari in Ungheria è la conditio sine qua, non per chiederli in Italia".
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