Sim Salabim: magia su Salis, la tonnara Europee e Toti: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: l'imam che inneggia alla jihad all'Università, i sondaggi politici e Chico Forti

Sim Salabim: magia su Salis, la tonnara Europee e Toti: quindi, oggi...

- Oggi sono riusciti a compiere una magia su Ilaria Salis. Repubblica ha dedicato un articolo all'attivista di sinistra, candidata con Avs, definendola in questo modo: una “giovane insegnante antifascista arrestata in Ungheria per aver manifestato contro un raduno neo nazista”. Ora: Ilaria è innocente fino a prova contraria. Ma la verità della cronaca non la si può manipolare così. La 39enne è stata arrestata non per aver “manifestato contro un raduno neo nazista”, ma con l’accusa di aver picchiato un presunto neonazi ed essere stata trovata con un manganello retrattile addosso. Resta valida, per chi scrive, la presunzione di innocenza. Ma se applicassimo il metodo Repubblica a tutti i casi di cronaca, sarebbe come scrivere che Toti è stato arrestato per aver permesso lo sviluppo del porto di Genova.

- Sempre su Ilaria, in Avs c’è chi si sta ponendo un dilemma mica da niente. Le Europee sono una tonnara, soprattutto per i partiti più piccoli che galleggiano sulla soglia del 4%. Se scatta il seggio per il partito, poi a conquistarlo è chi ottiene più preferenze indipendentemente dal posto in lista. Massimiliano Smeriglio, uno che a Bruxelles c’è già stato, ha preso talmente a cuore l’immunità parlamentare della Salis che ha proposto ai colleghi candidati di farsi da parte qualora prendessero più voti dell’attivista detenuta in Ungheria. Insomma: ti fai il mazzo per raccattare le preferenze, giri il tuo collegio come un matto e poi devi lasciare il posto alla giovane insegnante? Sia Leoluca Orlando che Ignazio Marino hanno risposto picche, neanche per sogno. Il che significa che per Ilaria restano 1 o 2 posti. Prenderà di sicuro molte preferenze, ma…

- Stefano Cappellini, su Repubblica, scrive un pezzo in gran parte condivisibile. Una premessa decisamente garantista, su Toti: riconosce che una maxi indagine non trasforma il governatore in un colpevole; che il garantismo è sacrosanto; e che la richiesta di dimissioni non può trasformarsi in un baratto con la libertà dai domiciliari. Tuttavia, Capellini e Rep insistono nel considerare “scaduto” il tempo di Toti perché “le accuse da cui deve difendersi non sono rivolte a lui in quanto privato cittadino” ma “investono il ruolo che ha ricoperto”. E quindi ha il dovere di “preservare l’istituzione”. Falso. Intanto la responsabilità penale è personale e con la Liguria non c’entra un fico secco. E poi l’articolo 27 della Costituzione è lampante, ma forse Cappellini lo dimentica: “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Toti non deve “difendersi” da nulla, è innocente: spetta alla procura dimostrare eventuali e presunte colpe. Fino a quel momento, un politico che davvero intenda onorare la Carta, resta al suo posto. Toti, non dimetterti.

- Scrive Cappellini: “Le dimissioni non sono una ammissione di colpevolezza. Sono il gesto dovuto alla cittadinanza tutta, senza distinzioni di credo politico, per separare il proprio destino personale da quello della Regione. Un atto di responsabilità necessario”. Non capisce, o finge di non capire, che così la politica consegna nella mani dei magistrati il potere - con un banale mandato di arresto - di decidere le sorti politiche del Paese senza dover neppure fare lo sforzo di dimostrare in tribunale le proprie teorie accusatore. Passasse questo principio, allora sì che vi sarebbe un pericolo democratico. Saremmo sull’orlo di un regime giudiziario.

- Fagioli ha saldato il suo debito con la “giustizia sportiva” e per il calcioscommesse è rimasto fuori dal campo per sette mesi. Dunque Spalletti è legittimato a convocarlo, dal punto di vista giuridico. La domanda semmai dovrebbe essere un’altra: cosa potrà mai aggiungere al valore di una squadra un calciatore che non vede il campo da così tanto tempo?

- Dopo papà Gino Cecchettin, adesso scopriamo che anche Ilaria Salis scriverà un libro sulla sua vita. Titolo scontato: le mie prigioni ungheresi. Sai che noia.

- Ieri sera vittoria totale dell’Atalanta. Serata perfetta, partita perfetta, allenatore perfetto. Gasperini ha rotto un tetto di cristallo, quello che fino ad oggi - pur essendo un grande mister - gli aveva impedito di conquistare un trofeo. Ha fatto ricredere anche questa rubrica.

- Che errore sarebbe mollare Bergamo per andare a Napoli. Per diversi motivi, caro Gasperini. Primo: Napoli è una piazza ostica, richiede vittorie, e non è detto che abbia la pazienza di attendere otto anni per un trofeo. Secondo: De Laurentiis non è Percassi, l’ambiente che troverebbe sarebbe totalmente diverso. Terzo: a Napoli arriveranno giocatori “formati”, magari prime donne, e non è detto che si adattino al sistema fumantino del Gasp. Infine: siamo sicuri che il prossimo Napoli sarà più forte, in termini tecnici, di questa Atalanta?

- Tutti contenti che Chico Forti sia tornato in Italia. Ma occhio a non esagerare. Celebrando eccessivamente lui, la destra finirà col fornire un assist ad Ilaria Salis e ai suoi fan. Quando rientrerà in Italia da imputata, chi potrà criticare Bonelli, Fratoianni e Schlein che la porteranno su un piatto d’argento? In fondo lei, tecnicamente, è ancora innocente. Della non colpevolezza di Forti possiamo avere milioni di dubbi, e li abbiamo, ma una sentenza è una sentenza e va in qualche modo rispettata.

- Siamo arrivati al punto che a Torino, in una delle aule occupate dall’Università, i giovani pro-Pal invitano un imam a parlare, pregano verso la Mecca e inneggiano alla “jihad”.

- Oggi il cardinal Fernandez, prefetto per il dicastero per la Dottrina della Fede, nella speranza di riaprire il dialogo con i copti al Cairo, ha ribadito che la benedizione delle coppie gay non è una benedizione delle coppie gay. Come spiega il Papa, si benedicono le persone facendo loro un segno della croce e aggiungendo una breve preghiera, senza rito, vesti liturgiche né altro, un gesto che dovrebbe spingere “il peccatore verso la conversione e la maturazione”. Eh, cardinale, con tutto il rispetto: mi spiega allora cosa cambia rispetto a prima, quando chiunque veniva benedetto quale che fosse la sua condizione peccaminosa? Nulla. La verità è che i progressisti ci hanno provato ad introdurre l’unione omosessuale surrettizia e gli è andata male, causa rivolte di mezzo mondo cattolico. E ora tentano invano di rimediare.

- Thiago Motta lascia il Bologna. E anche qui vale il discorso avanzato per Claudio Ranieri a Cagliari: ripetere un miracolo simile, in quella piazza, è quasi impossibile. In più Motta è un giovane allenatore, giustamente ambizioso, e si trova di fronte alla logica aspirazione di voler monetizzare il successo. Nel senso sportivo del termine. Se, come sembra, arriverà una proposta dalla Juventus, società strutturata, con ben altri obiettivi, come potrebbe rifiutare? Guardate Simone Inzaghi: plasmata la Lazio a sua immagine e somiglianza, sfiorato lo scudetto e inanellata una serie di successi tra Coppa Italia e Supercoppa, ha scelto l’Inter ed ha avuto ragione. Oggi siede di diritto nel ristretto club dei grandi allenatori del mondo, con tutti i vantaggi che questo comporta. È legittimo che Thiago Motta voglia per sé una sedia.

- Gasperini ieri ha attaccato l’Inter, pur senza citarla: l’Atalanta, il ragionamento un tantino isterico, vince senza fare debiti a differenza dei nerazzurri. Vero. Verissimo. E il successo in Europa League della Dea profuma di straordinaria storia di sport. Però in otto anni a Bergamo, Gasperini ha vinto un solo trofeo (questo), che peraltro è anche l’unico in tutta la storia del club. L’Inter intanto ha staccato l’Atalanta di 30 punti, ha vinto due scudetti, due Coppe Italia, tre Supercoppe italiane e ha conquistato una finale di Champions. Ecco, caro Gasp, a cosa servono i debiti.

- Il cardinal Matteo Zuppi, presidente della Cei, interviene a gamba tesa sul premierato: “Quando si toccano gli equilibri istituzionali è necessaria molta attenzione”, serve “qualcosa che non sia contingente e non sia di parte”. Bene. Legittimo. Ma dove sono quelli che “la Chiesa non deve intromettersi nelle questioni politiche”?

- L’Afd è stata espulsa dal gruppo europeo Identità e Democrazia.

Salvini e Le Pen sono convinti, al prossimo giro, di poter formare un gruppo anche senza il partito tedesco. E soprattutto adesso non sono costretti a sopportare un fardello che era diventato davvero troppo ingombrante.

- Toti consegna la sua memoria difensiva. Ne vedremo delle belle.

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