La scuola sovietica, i farmaci, l'inglese: così la morte giunse sul volo di routine

Sette passeggeri e tre membri dell'equipaggio: questo il bilancio delle vittime della tragedia del volo Crossair 498, schiantatosi due minuti dopo il decollo nel comune svizzero di Niederhasli il 10 gennaio 2000

Screen "Mayday"
Screen "Mayday"

Le indagini per accertare le cause di un incidente aereo sono sempre difficili. Tanti fattori in gioco, molta incertezza, pochi strumenti. Una delle inchieste più delicate della storia dell'aviazione civile fu sicuramente quella per stabilire la dinamica della tragedia del volo Crossair 498, volo passeggeri partito da Zurigo, in Svizzera, con destinazione Dresda, in Germania, schiantatosi due minuti dopo il decollo nel comune di Niederhasli il 10 gennaio 2000. A bordo del turboelica Saab 340B sette passeggeri e i tre membri dell’equipaggio, tutti morti.

Il dramma del Crossair 498

La disgrazia del Crossair 498 fu la prima della storia della compagnia aerea regionale svizzera Crossair, nata venticinque anni prima e specializzata nelle brevi tratte da una città all’altra. Quello da Zurigo a Dresda era uno dei voli più popolari tra i viaggiatori d’affari. L’aereo era un Saab 340B, un modello di fabbricazione svedese, dotato di autopilota digitale, capace di pilotare con grande precisione. Un mezzo facile da manovrare e proprio per questo molto amato dai piloti.

In cabina due piloti dell’Est Europa: l'equipaggio era composto dal Comandante moldavo Pavel Gruzin, 41 anni, dal Primo Ufficiale slovacco Rastislav Kolesár, 35 anni, e da un assistente di volo francese. Grande esperienza e ottima affidabilità. Eppure qualcosa andò storto: dopo appena due minuti dal decollo e un tentativo di virata a sinistra, l’aereo precipitò velocemente. Un’esplosione terribile, seguita da altre piccole esplosioni. Inutili i soccorsi: nessun sopravvissuto, uno scenario catastrofico.

Le indagini

Pochi, pochissimi frammenti dell’aereo esaminabili, scatole nere da rintracciare e pochi testimoni. Strada in salita per gli investigatori svizzeri, subito al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Il profondo cratere confermò una caduta veloce, con inclinazione pressoché verticale. Poco prima dello schianto, i controllori diedero l’ok per una virata a sinistra, verso Zurigo Est, una scorciatoia per abbreviare il viaggio di qualche minuto. Una consuetudine, nulla di strano.

Anziché virare a sinistra, l’aereo si inclinò verso destra. Vano ogni tentativo del comandante. Gli investigatori esaminarono subito le comunicazioni della torre e i tracciati radar, approfondimento conclusosi con un nulla di fatto. Le autorità decisero dunque di valutare eventuali guasti meccanici o difetti di fabbricazione. Subito esclusi possibili incendi pre-schianto, danni ai motori e flap mal funzionanti.

Un’altra pista valutata con attenzione dagli investigatori fu quella legata alla possibile interferenza di un telefonino. A scacciare ogni dubbio, i tabulati: i dati mostrarono che le chiamate in entrata e in uscita terminarono prima del decollo. Nessuna telefonata nel corso dei due minuti in volo, altra pista da scartare.

La svolta

Una prima svolta nelle indagini arrivò quasi per caso, grazie al bagaglio a mano del pilota Pavel Gruzin. All’interno furono ritrovati dei farmaci, per la precisione un potente calmante usato per trattare i disturbi di ansia. Le autorità approfondirono la vicenda e si scoprì che l’uomo ricorreva ai tranquillanti per gestire la sofferenza per la lontananza dai suoi cari, rimasti in Moldavia. Fu ciò a compromettere la sua lucidità? No, o almeno non solo, secondo il registratore di cabina: nulla di strano, comportamento normale, voce calma e pacata.

La seconda svolta arrivò grazie a un viaggio degli investigatori in Unione Sovietica, terra di formazione dei due piloti. Lì, infatti, i piloti imparavano a volare con un orizzonte artificiale molto diverso rispetto a quello utilizzato in Occidente. In Occidente il simbolo al centro che rappresentava l’aereo resta fermo, mentre lo sfondo si muoveva. Discorso diametralmente opposto in Unione Sovietica: una virata a sinistra su un display sovietico era molto simile a una virata a destra su un display occidentale. A ciò, bisogna aggiungere i possibili problemi di comunicazione - i due parlavano un inglese molto elementare, non sufficiente nelle fasi di pericolo – e un sistema computerizzato di navigazione dell’aereo di difficile comprensione per i meno avvezzi.

Le contromisure post-tragedia

Lo schianto del Crossair 498 spinse le autorità a intraprendere diverse contromisure. La compagnia aggiunse tre mesi di addestramenti per i piloti dell’ex blocco sovietico, con tanto di esame in lingue inglese.

Inoltre tutti gli equipaggi della Swiss furono obbligati a inserire il pilota automatico immediatamente dopo il decollo, tutt’altro che una consuetudine per i piloti formati in Unione Sovietica, compresi i due deceduti nella tragedia di quasi 23 anni fa.

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