"Test Covid su viaggiatori inaccettabili". E la Cina minaccia contromisure

La Cina definisce inaccettabile il ricorso a "pratiche eccessive" messe in atto da alcuni Stati. E Pechino minaccia "contromisure basate sul principio di reciprocità"

"Test Covid su viaggiatori inaccettabili". E la Cina minaccia contromisure

Il governo cinese ha condannato la decisione di diversi Paesi, Italia compresa, di ripristinare test Covid per tutte le persone in arrivo dalla Cina a causa dell'alto numero di contagi nel Paese asiatico, avvertendo possibili azioni di risposta. Nello specifico, Pechino ha parlato di pratiche inaccettabili, nonché di assenza di basi scientifiche, e ha fatto sapere che potrebbe prendere contromisure basate sul principio di reciprocità.

La risposta della Cina

"Alcuni Paesi hanno adottato restrizioni all'ingresso che prendono di mira solo i viaggiatori cinesi. Ciò manca di basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, durante un punto stampa. È per questa ragione, ha proseguito, che la Cina potrebbe "prendere contromisure basate sul principio di reciprocità". La Cina, insomma, si dice disposta a rafforzare la comunicazione con la comunità internazionale e a collaborare per superare la pandemia di Covid-19, ma definisce "inaccettabile" il ricorso a "pratiche eccessive" messe in atto da alcuni Stati.

Il riferimento è, ovviamente, alle restrizioni decise da alcuni Paesi, tra cui l'Italia, come il tampone obbligatorio all'arrivo, dopo l'esplosione di contagi nel Paese asiatico. "Ci opponiamo fermamente alla pratica di manipolare le misure di prevenzione e controllo della pandemia per raggiungere obiettivi politici", ha avvertito il portavoce.

La posizione dell’Europa

L’Unione europea deve ancora scegliere quale approccio adottare di fronte alla delicata situazione epidemiologica cinese. Dovrà tuttavia essere partorito un modus operandi comune, ed è per questo che, nelle prossime ore, le discussioni sul tema prenderanno quota.

Intanto, è emblematica la risposta del primo ministro francese, Elisabeth Borne, che ha annunciato che i test Covid-19 per i viaggiatori in arrivo dalla Cina continueranno nonostante le proteste di Pechino. "Penso che sia nostro dovere chiedere test", ha detto Borne a France Info, rispondendo ad una domanda sulla della reazione del governo. "Continueremo a farlo", ha aggiunto.

"La Svezia è alla ricerca di una politica comune per tutta l'Ue per quanto riguarda l'eventuale introduzione di restrizioni all'ingresso", ha nel frattempo dichiarato il governo svedese in un comunicato, con Stoccolma che detiene la presidenza semestrale dell'Ue dal 1 gennaio.

Un approccio comune

La Svezia ha fatto sapere di aver deciso di attivare l'IPCR, uno strumento che consente al Consiglio di reagire rapidamente in situazioni di crisi. "È importante mettere in atto rapidamente delle misure", ha detto la stessa fonte.

Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, all'unisono con Stati Uniti e Corea del Sud, hanno deciso questa settimana di imporre un test Covid ai viaggiatori provenienti dalla Cina.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha dichiarato che tale misura è "ingiustificata", sottolineando l'alto tasso di vaccinazione in Europa.

In tutto questo, la Cina replica indignata e minaccia contromisure analoghe. Vedremo che cosa accadrà da qui al prossimo 8 gennaio, giorno di effettiva e totale riapertura delle frontiere cinesi.

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