Per la prima volta in 40 anni di attività si è trovato costretto a mettere un annuncio sulle riviste specializzate per cercare un cuoco e un aiuto cuoco. Non era mai successo a Pier Galli, titolare del ristorante «Galleria» dentro la prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele né a lui né prima di lui ai suoi genitori. Il personale arrivava. Non andava cercato. E il risultato, nonostante l`annuncio, è stato comunque un buco nell`acqua. «Hanno risposto 3 persone e i colloqui non sono andati a buon fine», racconta mettendo subito le mani avanti. «Nel nostro ristorante non facciamo turni spezzati, sono solo giornaliero e notturno. Lo stipendio? Un lavapiatti che è il lavoratore con meno qualifiche richieste non porta a casa meno di 1300 euro, poi è un crescendo».
Eppure. Eppure l`ultima indagine appena realizzata da Confcommercio Milano, Lodi e Brianza registra un altro «crescendo»: oggi 8 imprenditori su 10 vorrebbero assumere ma 9 su 10 fanno fatica a trovare personale. Ieri, cioè l`anno scorso, era il 58% la percentuale delle imprese che cercava camerieri e commessi, baristi e addetti alle pulizie e già 8 su 10 non riuscivano a tappare i tanti buchi. A un anno di distanza l`emergenza è sempre più urgente. La fotografia scattata ha sempre il focus lì, sulla ristorazione (94%), alloggio (100%) e artigiani (93%). Alla voce «figure professionali più richieste» se si mettono insieme le percentuali di camerieri, personale di sala, cuochi, addetti alla cucina e baristi sono ben oltre 6 su 10. Tanto che c`è chi ad esempio negli alberghi si trova ora a gestire una coperta troppo corta ed è costretto a considerare periodicamente di ridurre i servizi.
«Ad esempio c`è chi valuta se mantenere aperto il ristorante dell`hotel il sabato e la domenica a pranzo per poter dare i riposi al personale che c`è», fa presente Maurizio Naro presidente di Federalberghi Milano. I motivi di questa crescente difficoltà, certamente non solo cittadina, non oscillano tanto. Per lo più si tratta di mancanza di competenze richieste. Lo sostiene il 41% degli intervistati e quasi altrettanti (il 36%) non trova personale per l`«indisponibilità a orari e giorni proposti». Solo il 9 per cento punta il dito contro una retribuzione troppo bassa, mentre il 15 per cento mette sul piatto «diverse ambizioni personali». Peraltro la metà degli imprenditori è anche disposta a firmare contratti a tempo indeterminato. Di fatto ci sono attività che potrebbero funzionare e anche bene, visto il crescente potere attrattivo verso i turisti della metropoli lombarda ma che fanno fatica a garantire i servizi.
«Per Milano, con il ritorno del turismo internazionale, delle fiere e del lavoro in presenza, servono risorse qualificate - spiega Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - Occorrono incentivi alle assunzioni e sgravi fiscali per mettere le imprese nelle condizioni di offrire posizioni competitive e che soddisfino le
aspirazioni in un mondo del lavoro profondamente cambiato in questi anni». L`importante secondo il suo punto di vista è puntare sempre di più sulle scuole di formazione professionale, oggi utilizzate solo dal 44% delle imprese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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