Un anno scolastico pari a un viaggio in un girone infernale. È quello che ha vissuto una giovane studentessa di una terza media di Latina, umiliata e derisa da tre compagni di classe fino allo scorso giugno, al termine delle lezioni. Alla fine, loro sono stati promossi a pieni voti. Ma non è tutto, perché lei li ha denunciati, ma la Procura dei Minori di Roma ha chiesto l’archiviazione, vista la giovane età dei ragazzini. I suoi coetanei, che l’avevano persino soprannominata “Ebola”, per prendersi gioco di lei avevano creato un gruppo Whatsapp dove proseguire con gli atti di derisione, con tanto di indicazioni sulle modalità per irriderla, quasi come se fosse una "challenge", una gara di quelle che le nuove generazioni intraprendono sui social.
Secondo le indagini, pare che ci fossero delle regole precise in questo gioco al massacro contro questa studentessa: bisognava passarle accanto senza toccarla, altrimenti si rischiava di uscire dal gruppo, oppure imitare il suo modo di camminare e gesticolare. “Suicidati, se muori non se ne accorge nessuno”. E ancora: “Se non hai amici, fatti una domanda”, oppure: “Per quanto sei grossa, non passi dalla porta”, questi sono solo alcuni dei messaggi scritti contro di lei in una chat che all’inizio era segreta e che a un certo punto è stata condivisa con la stessa “vittima”.
La giovane studentessa sarebbe diventata oggetto di scherno per il suo aspetto fisico, una situazione difficile da sopportare, che l’avrebbe portata a isolarsi sempre di più e a considerare la scuola un inferno, un luogo ostile nel quale voleva trascorrere meno tempo possibile. Per evitare di incontrare quei bulli che le stavano rendendo la vita sempre più difficile, la studentessa tendeva a isolarsi o a entrare spesso in ritardo a scuola. Poi, un giorno, sopraffatta dal dolore, ha trovato il coraggio di raccontare tutto a sua madre che, a quel punto, ha sporto denuncia per istigazione al suicidio e stalking.
Nonostante un anno scolastico difficile, la giovane studentessa non ha perso la tenacia e ha portato a termine il corso di studi, riuscendo a superare gli esami con una media vicina al 10. Intanto, pare che nessuno le abbia ancora chiesto scusa. I suoi bulli non hanno ricevuto pesanti sanzioni: hanno ottenuto la promozione, alcuni anche con ottimi voti, e l’unica punizione è stato il 6 in condotta.
L'inchiesta giudiziaria rischia di concludersi con un'archiviazione, vista la giovane età dei ragazzi, tutti sotto i 14 anni e dunque non imputabili. La mamma della ragazzina non si arrende, tant’è che ha intrapreso una seconda via, quella della "giustizia riparativa", che consiste nel richiedere per i bulli il coinvolgimento in percorsi rieducativi di volontariato, basati sui valori della correttezza e del rispetto.
Alternativa, quest’ultima, rifiutata a priori dai genitori dei ragazzi indagati, alcuni dei quali si sarebbero giustificati dicendo che per loro era solo un "gioco". Dopo la richiesta d'archiviazione della Procura dei Minori di Roma, adesso si attende che si pronunci il Gip.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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