Sei milioni di euro e 138 ettari di nuovi eventuali boschi per il 2022. E altri 6 milioni di euro per il 2023. Questo è quello che ha perso Milano in questo periodo, dove c'era l'obiettivo di riforestare e creare nuovi boschi su 276 ettari di territorio nella Città metropolitana. I fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall'Unione europea erano già disponibili, ma nel capoluogo lombardo nessuna azienda ha risposto all'avviso pubblico. La gara è andata deserta. E il motivo è a dir poco paradossale.
I 138 mila alberi da piantare l'anno scorso e altrettanti quest'anno avrebbero avuto una destinazione vincolata e allo stesso tempo assolutamente vitale per contrastare l'inquinamento nell'aria e l'effetto "isola di calore", che con i cambiamenti climatici rischia di diventare un'emergenza primaria nei prossimi anni. Tuttavia c'è un problema che, da solo, spiega quanto la situazione sia critica e quanto in realtà ci sarebbe bisogno di quelle piante: non esistono sull'intero territorio della città zone disponibili (aree dismesse, ex cave, ex siti industriali in via di bonifica) e sufficientemente grandi, per creare nuove foreste intorno alla città. Il suolo è troppo urbanizzato, consumato, sfruttato. Praticamente è un cane che si morde la coda.
I dati ambientali che preoccupano Milano
L'Europa, per trasferire i fondi, chiede il rispetto di elementi che rendano efficaci gli interventi: piantare specie autoctone e, soprattutto, avere a disposizione aree minime di 3 ettari, affinché i nuovi boschi abbiano una reale consistenza e unità interna, tali da poter essere davvero di beneficio all'ambiente urbano vicino. Il comando provinciale milanese dei carabinieri, incaricato dalla Corte dei Conti, ha spiegato in maniera molto lineare il tutto: "Da verifiche informali, sentita la stessa Città metropolitana ed alcuni dei comuni più grossi interessati, si è appreso che, alle condizioni del bando, è quasi impossibile poter aderire. L'Area metropolitana di Milano, infatti, ha un’altissima densità abitativa e risulta quasi impossibile procedere ad un’opera di rimboschimento di 3 ettari (per le aree meno antropizzate si salirebbe a 10 ettari)". Semplicemente: tra città, industrie e agricoltura, tra Milano e provincia, non c'è più spazio per creare nuovi boschi.
Milano risulta la seconda città in Italia per zone classificate come "densamente popolate": 48, inferiori solo alle 50 di Napoli (da considerare la terza città è Bari con 4, tutte le altre ne hanno meno). Milano è anche la seconda provincia per aree "mediamente popolate": 77, dopo Torino che ne ha 114. Risultato: la percentuale complessiva di suolo urbanizzato ("consumato") è del 31,7% (fa peggio solo Napoli, con il 34). Bisogna allo stesso momento considerare anche la superficie già coperta da boschi: a Milano è l'11%, peggio è messa solo Venezia (4%), a Napoli il 30% della città metropolitana è comunque coperto da boschi).
A Milano il rapporto tra cemento e boschi è più sbilanciato (per ogni metro quadro di boschi, ce ne sono tre di cemento). Ecco perché la "riforestazione" dovrebbe essere vitale più che in qualsiasi altra città d'Italia. Ai carabinieri è stato anche spiegato che si sta cercando di provvedere: "Da quanto riferito sia dalla Città metropolitana, che dal Comune di Milano, sono state avanzate richieste al ministero di una modifica del bando per renderlo effettivamente fruibile ed evitare che, anche per le altre annualità, non si riesca ad approvare progetti adeguati".
Bisogna tener
presente che, per il 2024, le risorse del Pnrr a disposizione sarebbero ancora maggiori rispetto al 2022 e 2023: oltre 11 milioni, per piantare altri 260mila alberi. Ma la situazione è tutt'altro che semplice da gestire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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