Roma, attenzione alla macchinetta copia-codici: così clonano le carte di credito

Per operare la banda criminale aveva bisogno della connivenza di alcuni camerieri, o di certi negozianti. Così venivano clonate le carte di credito dei turisti

Roma, attenzione alla macchinetta copia-codici: così clonano le carte di credito

Truffa ai danni degli ignari turisti con un metodo davvero ingegnoso, messo a punto per clonare le carte di credito. È successo in alcuni locali del centro di Roma, e perché il piano funzionasse è stata ovviamente necessaria la complicità di diversi camerieri, o di alcuni esercenti.

La tecnica della macchinetta

Le modalità della truffa sono abbastanza semplici. La banda della macchinetta aveva solo bisogno di un particolare dispositivo, lo skimmer, capace di copiare i codici, e di un paio di complici. Al termine della consumazione, il turista consegna la carta di credito al cameriere per saldare il conto, ed è a questo punto che scatta la trappola. Il cameriere disonesto, infatti, non si limita a strisciare la carta per effettuare il pagamento, ma la passa anche nello skimmer, un dispositivo in grado di leggere e immagazzinare su una memoria Eprom o Eeprom i dati della banda magnetica dei badge. I codici copiati vengono poi inseriti in una carta finta, e il denaro è a disposizione dei malviventi.

Questo il piano messo a punto da una banda criminale, composta da romeni e italiani. Ottenute le carte di credito clonate, il gruppo andava poi a utilizzarle per acquistare beni di prima necessità, come cibo o benzina, oppure oggetti più sfiziosi, come gioielli, abiti, telefoni e computer. In alcuni casi, invece, i malviventi riuscivano a ottenere dalle carte somme ben più elevate. Alcuni importi consistenti venivano distribuiti come investimento nei vari locali conniventi.

Le spese folli

Secondo quanto riferito da Il Messaggero, che ha seguito il caso, gli inquirenti parlano di circa mille euro spese nel marzo 2015 in un negozio di generi alimentari da parte dei romeni Mihai Cristian Gavrus (34 anni) e Cristian Yon (58 anni). Ad agosto dello stesso anno furono poi acquistati un computer e alcuni telefoni in un Unieuro di Via Aurelia per la cifra di 3457,80 euro. Altri avrebbero utilizzato il denaro ottenuto illecitamente per darsi a una giornata di shopping, conlcusasi con 375 euro di capi d'abbigliamento acquistati in zona Ponte Milvio. E la lista continua.

Le indagini e il rinvio a giudizio

In tutto sono 20 le persone finite nel mirino degli inquirenti e rinviate a giudizio da parte della procura della Repubblica di Roma. Nei loro confronti pendono, a vario titolo, le accuse di associazione a delinquere, truffa, furto aggravato e ricettazione. Grazie alle indagini, gli inquirenti hanno portato allo scoperto un giro d'affari illeciti del valore di 300mila euro. L'attività investigativa va avanti dal 2015, e sono stati tanti i turisti truffati in questo modo.

Diversi i camerieri complici, disseminati in vari locali della Capitale. Alcuni lavoravano in piazza di Spagna, altri a Fontana di Trevi, altri ancora in zona Pantheon. Un esempio, citato da Il Messaggero, è il ristorante "L'incontro" in zona Capannelle, dove a essere conniventi sarebbero stati addirittura i proprietari.

Le truffe venivano attuate con metodo. Le carte clonate, ad esempio, venivano utilizzate dopo alcuni giorni per dare tempo ai turisti ignari di tornare nel loro Paese e non avere così la possibilità di denunciare alle forze dell'ordine.

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