Si sono presentati in questura per autoidentificarsi. "Sotto quel casco c'ero io", hanno detto al loro capo. I poliziotti in servizio durante gli scontri con i manifestanti a Pisa hanno deciso di contribuire alla loro individuazione. Non avendo nulla di cui riproverarsi (del resto, avevano solo svolto il loro lavoro), gli agenti finiti al centro della delegittimazione di sinistra non si sono trincerati dietro l'anonimato della divisa antisommossa. Descritti come picchiatori dal manganello facile, hanno reagito così a quelle accuse arrivate in particolare da chi non conosceva i fatti e si era affidato solo alla parzialità di alcuni filmati circolati in rete.
A dare notizia del passo avanti fatto degli agenti di Pisa è stato il dipartimento di pubblica sicurezza. "I poliziotti impiegati in divisa e con Il casco protettivo durante la manifestazione pro-Palestina del 23 febbraio a Pisa, teatro di alcuni scontri con gli studenti, hanno contribuito fattivamente alla loro specifica individuazione", si legge nella nota del Viminale, nella quale è stato inoltre precisato che "le risultanze sono state trasmesse all'autorità giudiziaria". A informare la procura è stata direttamente la questrura della cittadina toscana.
Ora il documento ufficiale diventerà parte del fascicolo d'inchiesta aperto nei giorni scorsi dai magistrati e nel quale, finora, erano confluite solo le posizioni di quattro giovani maggiorenni denunciati per violenza o minaccia a pubblico ufficiale, come comunicato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella sua informativa alle Camere. Nella medesima occasione, il capo del Viminale aveva difeso l'operato degli agenti. "La questura ha cercato più volte, senza esito, di contattare gli organizzatori. I manifestanti hanno posto in essere ripetuti tentativi di sfondamento. Per garantire l'incolumità degli operatori di polizia, compressi contro l'automezzo, veniva effettuata una carica di alleggerimento", aveva affermato il ministro.
L'autoidentificazione degli agenti consentirà ora alla procura di effettuare gli accertamenti richiesti. Ma il gesto in sé assume anche un più profondo significato, peraltro nei giorni in cui da sinistra non sono mancate delegittimazioni nei confronti delle forze dell'ordine.
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