Nuova ipotesi sulla "pista romena": Kata si trova nell'Europa dell'Est

La piccola Kataleya Alvarez, scomparsa lo scorso 10 giugno da Firenze, potrebbe trovarsi in Romania. Accanto alla "pista peruviana", gli inquirenti stanno prendendo in considerazione l'ipotesi che vede alcuni occupanti dell'ex-Astor di origini romene potenzialmente coinvolti nel sequestro

Nuova ipotesi sulla "pista romena": Kata si trova nell'Europa dell'Est
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La rogatoria formalizzata di recente dalla procura di Firenze per interrogare tredici soggetti che si trovano attualmente in Perù, come persone informate sui fatti, fa sì che la "pista peruviana" sia al momento la prioritaria: Kataleya Alvarez potrebbe trovarsi in Sud America. Ma non è l'unica, visto che gli inquirenti non escludono affatto l'ipotesi che porta alla "pista romena": secondo quest'ultima ricostruzione, la bimba potrebbe esser stata rapita da alcune persone originarie dell'Europa dell'Est che vivevano nell'ex-albergo occupato e oggi si troverebbe in Romania. Questi, stando a quanto riportato stamani dal quotidiano Il Tirreno, gli ultimi sviluppi investigativi legati alla sparizione della bambina di 5 anni che viveva all'interno dell'ex-Hotel Astor insieme alla madre e al fratello.

Di Kata non si hanno più notizie ufficiali da poco più di tre mesi e gli investigatori sembrano sempre più convinti della "pista estera". Se la conversazione fra il nonno e il padre della giovanissima, intercettata il mese scorso, sembra spingere verso l'America del Sud, gli investigatori stanno comunque continuando a vagliare piste alternative. Lo si capisce anche dalle parole-chiave che sono state scelte per analizzare le memorie dei telefoni cellulari sequestrati ai genitori della bimba e ad alcuni loro parenti residenti nel capoluogo della Toscana. Tra le "keywords" usate per cercare nelle memorie dei telefoni in questione ci sono infatti "romeno" e "romeni". Si ipotizza quindi che il gruppo di persone originarie della Romania di stanza all'ex-Astor possa aver avuto un ruolo nel sequestro di Kataleya, forse legato al "racket degli affitti". Ma la ricerca sopracitata sui dispositivi mobili viene portata avanti utilizzando circa 250 termini, che diventano più o meno 500 con le rispettive traduzioni in spagnolo.

Un'altra serie di parole viene impiegata invece per l'analisi degli smartphone requisiti ai quattro cittadini peruviani arrestati nell'inchiesta parallela, quella sul racket delle camere all'interno dell'ex-hotel (che vede fra gli indagati anche lo zio di Kataleya): "racket", "stanze", "vendere", "soldi", "estorsione", "minaccia", "aereo". E poi i nomi delle persone che, secondo l'accusa, avrebbero gestito l'assegnazione delle camere dell'Astor, in cambio di denaro. Le indagini stanno proseguendo su più fronti, alla ricerca di un indizio concreto.

Restano comunque diversi nodi da sciogliere: supponendo che i rapitori siano effettivamente riusciti a lasciare l'Italia, avrebbero ad esempio dovuto eludere non pochi controlli. Sono insomma trascorsi tre mesi da quel pomeriggio dello scorso 10 giugno, nel quale si concretizzò il sequestro. E Kataleya sembra essersi volatilizzata.

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