Kata vittima del "racket degli affitti": l'ipotesi prende sempre più quota

Nemmeno le perquisizioni effettuate nelle scorse ore dagli inquirenti con il luminol hanno dato riscontri positivi: la piccola Kataleya sembra essersi volatilizzata. E trova sempre più conferme la pista legata ad un sequestro per ritorsione: i familiari della bimba farebbero parte di uno dei tre gruppi che si contendevano il "racket degli affitti" nell'ex-albergo di Firenze

Kata vittima del "racket degli affitti": l'ipotesi prende sempre più quota
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Le ultime perquisizioni effettuate nelle scorse ore non hanno dato l'esito sperato: gli inquirenti hanno ispezionato anche i locali dei due edifici adiacenti all'ex-Hotel Astor di Firenze, ovvero i garage di un condominio e i locali di una ditta. Nemmeno con l'ausilio del luminol sono però riusciti a trovare tracce della piccola Kataleya Alvarez. E prende poi sempre più corpo l'ipotesi iniziale, ovvero quella che porta ad un rapimento per ritorsione nei confronti dei familiari della bambina, i quali a quanto pare farebbero parte di una delle tre fazioni che si contendevano il "racket degli affitti". Questo è quanto riportato stamattina dal quotidiano Il Tirreno, a proposito degli sviluppi circa la vicenda della bimba di 5 anni scomparsa lo scorso 10 giugno. La decisione di far scattare l'ultima perquisizione in ordine cronologica era stata presa sulla base dei video registrati dalla telecamera di sorveglianza dell'azienda in questione, che confina proprio con l'ex-albergo occupato in cui viveva la giovanissima.

L'occhio elettronico inquadra parzialmente il furgone dell'impresa: alle 15.29 del giorno della sparizione di Kata si sente un tonfo sordo, simile a quello di un oggetto in caduta dall'alto. Alle 15.36 arriva una moto: il conducente scende dallo scooter e carica sul mezzo un sacco nero, per poi salire a bordo del furgone ed uscire dal cancello di via Monteverdi. Quanto basta insomma per far scattare doverosi accertamenti, ipotizzando che quel cortile potesse essere stato la via di fuga usata dai sequestratori. Proprio come avvenuto nei giorni scorsi per il presunto passaggio segreto utilizzato dai rapitori, anche in questo caso i primi sopralluoghi non avrebbero tuttavia riscontrato alcuna traccia di Kata. Sono stati perquisiti anche i due titolari dell'azienda in questione, come terzi non indagati: il fascicolo aperto dalla procura resta per il momento a carico di ignoti per il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione.

La difficoltà principale per gli investigatori resta quella di squarciare il velo di omertà che starebbe rallentando non poco le indagini: nel periodo della sparizione di Kata, la struttura contava a quanto sembra circa 140 occupanti. Molti di loro sono stati interrogati più volte e il forte sospetto è che qualcuno abbia assistito al sequestro, ma che non voglia parlare per timore di eventuali ritorsioni ad opera di altri ex-occupanti. Testimonianze che in generale sarebbero apparse a tratti contraddittorie e non del tutto coerenti. E il discorso varrebbe in parte anche per i genitori di Kataleya, i quali proprio un paio di giorni fa sono tornati di loro iniziativa dai magistrati e sono stati ascoltati per otto ore.

A quanto pare, nemmeno la famiglia della piccola sarebbe stata esente dalla "guerra degli affitti": i familiari farebbero parte di uno dei tre gruppi (due peruviani ed uno rumeno) che si disputavano la gestione degli appartamenti. E Kata sarebbe quindi stata rapita per ritorsione.

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