Il trentacinquenne Gianluca Paul Seung, principale indiziato per l'omicidio della psichiatra Barbara Capovani, avrebbe agito per vendetta. E negli scorsi giorni, sarebbero emerse due oggetti che potrebbero aggravare ulteriormente la sua posizione. Questi, stando a quanto riportato dal quotidiano La Nazione, gli ultimissimi sviluppi delle indagini legate alla morte della dottoressa cinquantacinquenne, a seguito dell'aggressione improvvisa che la donna subì lo scorso aprile all'esterno dell'ospedale Santa Chiara di Pisa. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti in un secondo momento, Capovani, che lavorava proprio presso la struttura ospedaliera pisana, venne aggredita alle spalle all'uscita dal lavoro, mentre tornava a casa. L'aggressore l'ha colpita con violenza tale da lasciarla al suolo in fin di vita e a niente è valso il successivo ricovero della vittima: l'aggredita, ridotta ormai in condizioni gravissime, spirò nelle ore immediatamente successive al brutale pestaggio.
Le forze dell'ordine avevano sin da subito individuato in Seung il principale sospettato. E il prosieguo dell'indagine avrebbe consentito anche di ipotizzare quello che viene attualmente considerato il movente più verosimile: gli investigatori ipotizzano che Seung, ex-paziente della psichiatra cinquantacinquenne, possa averla aggredita per "farle pagare" il fatto di averlo ricoverato e contenuto ormai quattro anni fa. Secondo questa pista, il trentacinquenne l'avrebbe dunque colpita per vendicarsi, utilizzando allo scopo un oggetto contundente che ad oggi non è tuttavia mai stato trovato. Sarebbero però emersi due oggetti capaci in linea potenziale di appesantire il quadro accusatorio dell'uomo: il primo è un portadocumenti, a quanto pare sequestrato da chi indaga nell'abitazione di Seung, che conterrebbe anche tracce di dna della psichiatra uccisa (oltre a quelle del trentacinquenne).
Gli inquirenti e il perito dovranno adesso datare queste ultime impronte, per capire se risalgano ad un quadriennio fa o se si tratti invece di tracce decisamente più recenti. Ma gli investigatori sono certi di avere in mano anche le scarpe che il presunto omicida indossò nel giorno dell'aggressione montale, per un'ipotesi che sarebbe già stata confermata dal perito: si tratta di un paio di scarpe rosse che a seguito del delitto sarebbero state gettate in un contenitore per indumenti usati da riciclare. E sulle quali sarebbe stato rinvenuto il dna di Seung.
Quest'ultimo, il mese scorso, è stato inoltre dichiarato capace di intendere e di volere dai periti nominati dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pisa: a loro detta, sarebbe potenzialmente imputabile in un processo davanti alla Corte d’Assise. A breve potrebbero quindi esserci novità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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