"Rancore covato per anni". La rivelazione sul killer di Roma

La rabbia repressa per anni e manifestata anche durante l'udienza di convalida del fermo, oltra alla premeditazione. Il gip conferma l'arresto: Campiti resta in carcere

"Rancore covato per anni". La rivelazione sul killer di Roma

Quello di Claudio Campiti, il killer di Roma, è un rancore covato per anni. A dirlo è il gip romano Emanuela Attura, che nell'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare in carcere spiega come il soggetto abbia pienamente ammesso il proprio risentimento nei confronti del Consorzio Valleverde. Un risentimento che lo ha infine portato a compiere il massacro (nella sparatoria hanno perso la vita tre donne, Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano).

La rabbia manifesta anche durante l'udienza

Persino oggi, durante l'udienza di convalida, il 57enne non è riuscito a tacere, esternando tutta la sua furia nei confronti del Consorzio. Inutili i tentativi del suo legale difensore di farlo tacere, l'uomo ha continuato a inveire contro il condominio, dando prova di non essere affatto pentito.

Il comportamento tenuto da Campiti ha portato il suo avvocato Alessandro Poli ad ammettere che la situazione è gravissima.

Le motivazioni del gip

Arriva dunque la convalida da parte del giudice di Roma Emanuela Attura. Claudio Campiti resterà recluso dietro le sbarre della casa circondariale Regina Coeli.

"Con riguardo ai futili motivi, la spinta criminale di Campiti ha trovato impulso in un rancore e risentimento covati negli anni in ragione di un contenzioso con il 'Consorzio Valleverde', circostanza peraltro pienamente ammessa dall'indagato in sede di interrogatorio", scrive il gip nella sua ordinanza. "Avuto riguardo al lungo e penoso contenzioso con il Consorzio e gli altri membri ed al contenuto del blog del Campiti, deve ritenersi che il gravissimo episodio dell'11 dicembre ha rappresentato il deliberato di una lunga pianificazione che aveva come presupposto un radicamento costante e persistente, per un apprezzabile lasso di tempo, del proposito omicida nella psiche del Campiti", prosegue il giudice.

Si parla di premeditazione, dunque. Di un odio covato nel tempo e che domenica scorsa ha portato alla tragica sparatoria avvenuta durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto a Fidene.

L'aggravante della premeditazione

La procura della Repubblica di Roma ha avviato un'inchiesta per omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, oltre che per porto abusivo di armi e tentato omicidio, dato che ci sono anche dei feriti.

"La circostanza aggravante della premeditazione appare incontestabile", conclude il gip nell'ordinanza. Campiti, infatti, non partecipiva più da tempo alle riunioni del Consorzio, motivo per cui viene fortemente da pensare che la sua presenza, domenica, fosse motivata proprio dall'intenzione di compiere il massacro.

Non solo. Sempre domenica mattina, prima di presentarsi all'assemblea, il 57enne era passato dal poligono di tiro per recuperare l'arma, comprando poi anche i proiettili (ben 100).

"Inoltre nel portafogli dell'indagato era presente un foglio di carta manoscritto recante la scritta '11/12/2022' ore 9 spazio coperto antistante il bar 'Il posto giusto' Roma via Monte Giberto 19 incrocio via Serrapetrona", continua a spiegare il giudice.

Oltre a ciò, sul luogo della sparatoria sono stati trovati tre zaini colmi di effetti personali di Campiti. Per sua stessa ammissione, l'uomo era convinto che non avrebbe fatto ritorno a casa.

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