Laura Perselli e Peter Neumair avevano paura del figlio Benno. Che ora è imputato in un processo per omicidio e distruzione di cadavere: il processo di primo grado dovrebbe concludersi il prossimo autunno tra ottobre e novembre. Ma intanto spuntano delle dichiarazioni che sollevano un interrogativo cruciale: Benno poteva essere fermato?
Laura e Peter scomparvero da Bolzano il 4 gennaio 2021. Il corpo di lei fu trovato il 6 febbraio successivo, quello di lui il 27 aprile. Già da fine gennaio il figlio Benno Neumair fu sospettato del delitto, che ha poi confessato. Da tempo il giovane non appare alle udienze del processo per problemi gastrointestinali: questo posticiperà a settembre l’esame per l’imputato, esame che dovrebbe portare alla chiusura del primo grado.
I messaggi vocali
A Quarto Grado sono stati fatti ascoltare gli audio che Laura Preselli inviò a un’amica nel luglio 2020, qualche mese prima della tragedia e che sono stati portati come prova al tribunale di Bolzano.
“L’altra sera - dice la voce di Laura, riferendosi al figlio - si è tutto autoleso per simulare un attacco degli amici della Nadine, quindi paranoia completa. Guarda, si è estratto sangue e con la siringa con il sangue se l’è iniettato sotto gli occhi da gonfiare gli occhi, da gonfiare il labbro. Guarda, un macello, un macello”.
È stato in quel periodo che Benno Neumair fu ricoverato in Germania, dove gli fu diagnosticato un disturbo ben preciso. “La polizia in Germania è abbastanza pesante - continua Laura negli audio - quindi gli sono capitati sei poliziotti addosso a Benno col mitra. L’hanno disteso per terra, gli hanno messo le manette, ficcato un ginocchio nella schiena. È salito in macchina con uno seduto vicino a lui con il mitra. In questi casi diventa calmo come una pecorella. Lo hanno portato in psichiatria. In psichiatria hanno fatto una diagnosi che è una diagnosi per me molto brutta: è schizofrenia paranoide con disturbi della personalità in direzione aggressività”.
A un mese dalla diagnosi Benno tornò a casa, e già allora i genitori temettero per la propria vita “Sinceramente anche ho paura a dormire con un ragazzo così - spiega Laura - Però fa più paura obbligarlo ad andare in una comunità terapeutica perché lui si è sempre ribellato in modo molto violento verso di me. Per cui dobbiamo un attimo vedere come proseguire”. Nei messaggi vocali la donna chiarisce che, a fronte del fatto che lei e Peter meditavano di chiudersi a chiave in camera, Benno le aveva chiesto di poter dormire con loro, come in una sorta di regressione infantile che denotava, a suo avviso, un bisogno di affetto.
“Però quando schizza che diventa psicopatico, che non c’è nulla da fare e lì c’è da avere problemi - prosegue Laura - Ti dico: abbiamo nascosto, messo via i coltelli. Però è chiaro che se uno vuole ci sono forbici in giro, c’è di tutto”. La donna conclude affermando che il figlio abbia buone intenzioni ma al tempo stesso “c’è questa bestia in lui che lo fa andare così”.
I dubbi della zia
Al processo è stata ascoltata anche Carla Perselli, sorella di Laura e quindi zia di Benno. La donna ha raccontato che il 5 gennaio attendeva una chiamata dalla sorella, chiamata che però tardava ad arrivare. A telefonare è stata invece Madé Neumair, sorella di Benno, sospettosa da subito nei confronti del fratello.
Carla ha spiegato che inizialmente non poteva credere che Benno avesse commesso il delitto, che anzi, a causa dei suoi problemi di salute mentale, temeva invece che il giovane commettesse gesti di autolesionismo come già era accaduto.
Ma alla fine anche Carla ha capitola e, come Madé, ha compreso che il nipote abbia a che fare con la scomparsa dei congiunti.
“Questa sua estrema calma, questo estremo rallentarci ha messo dei dubbi anche a me”, ha commentato Carla al processo, aggiungendo di aver notato con angoscia due escoriazioni fresche sulle mani di Benno, “in corrispondenza di una corda che uno tira”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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