Abusi sessuali in parrocchia, 14 anni di carcere a don Conti

Per la Cassazione ha violentato almeno sette minorenni. La Chiesa si dice vicina alle vittime e alle loro famiglie

Abusi sessuali in parrocchia, 14 anni di carcere a don Conti

La Corte di Cassazione ha messo la parola "fine" su uno dei casi di pedofilia più gravi tra quelli che hanno coinvolto uomini della Chiesa italiana. È stata confermata la condanna a 14 anni e 2 mesi di carcere inflitti all'ex parroco romano don Ruggero Conti. Sono sette in tutto le vittime di abusi sessuali accertate dall'accusa. I fatti si sarebbero verificati a partire dal 1998.

La notizia è stata resa pubblica dal vicario generale della diocesi di Porto-Santa Rufina, monsignor Alberto Mazzola, che ha sottolineato che il vescovo e tutta la comunità "rinnovano la più sentita vicinanza a tutte le vittime di questa grave e penosa vicenda".

Al processo penale si affianca anche quello canonico: "conclusa la prima fase ora la Congregazione per la Dottrina della Fede stabilirà i passi successivi", riferisce ancora la diocesi. Di certo Ruggero Conti non può più svolgere il suo ministero pubblicamente dal 2008 ed è stato sospeso 'a divinis' dal 2011.

I fatti contestati risalgono a quando don Conti operava, tra il 1998 e il 2008, nella parrocchia romana nel quartiere di Selva Candida. Fu proprio un altro sacerdote a denunciarlo, dando il via all'inchiesta. Al termine del processo di primo grado il tribunale di Roma nel marzo del 2011 condannò l'ex parroco a 15 anni e 4 mesi di prigione. Una condanna poi ridotta in appello a 14 anni e 2 mesi, perchè, nel frattempo, si erano prescritti tre degli episodi contestati al sacerdote. Una condanna oggi confermata dalla Cassazione, come riferito dalla stessa chiesa locale alla quale fa riferimento l'ormai ex parroco.

"Il vescovo e la diocesi di Porto-Santa Rufina nel prendere atto della decisione, con doveroso rispetto per l'accertamento giudiziale e profonda tristezza per la condotta del sacerdote, rinnovano la più sentita vicinanza a tutte le vittime di questa grave e penosa vicenda", dice monsignor Mazzola.

"L'intera Chiesa diocesana è ora chiamata ad un percorso di preghiera, di solidarietà fraterna e di rinnovamento per continuare ad operare per la crescita dei bambini e dei ragazzi perchè nessuno di loro abbia a soffrire violenza da parte di chi è chiamato ad essere per tutti punto di riferimento e padre", conclude il vescovo.

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