Un americano a Roma

I romani non avrebbero mai trovato il tempo di conquistare il mondo se avessero dovuto imparare l'inglese

Un americano a Roma
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I romani non avrebbero mai trovato il tempo di conquistare il mondo se avessero dovuto imparare l'inglese. Questo giusto per marcare la superiorità di Roma. Sull'America, poi, l'Urbe ha più di duemila e duecento anni di vantaggio.

Non capiamo quindi le facili ironie di chi, da ieri, sta commentando la notizia che il sindaco di New York, Eric Adams, arriverà lunedì a Roma per cercare soluzioni (così ha annunciato, in effetti in modo un po' temerario) all'emergenza migranti, alla mancanza di case a prezzi accessibili e alle infrastrutture. Problemi simili a quelli che colpiscono è sempre lui a dirlo - la sua New York. «Le risposte ai problemi che affliggono la nostra città, il nostro Paese e il nostro pianeta devono essere date insieme, condividendo idee e strategie», ha dichiarato.

Fra le criticità sulle quali Roma può dargli ottimi spunti ha dimenticato le buche, i taxi, la nettezza urbana e i cantieri, eterni come la città. Ah, e la metropolitana. Deve aver saputo che gli italiani sono bravissimi a scavare. Una volta toccato il fondo.

Per noi il sindaco di New York fa bene a farsi un bel giro a Roma. Gli esempi negativi sono notoriamente i migliori per evitare di fare disastri.

E poi, alla fine, qualcosa dai romani la imparerà.

Nella migliore delle ipotesi, si porterà a casa la ricetta delle fettuccine di «Alfredo alla Scrofa». Nella peggiore, sarà bello la prossima volta che andremo a New York - vedere i cinghiali scorrazzare per Central Park.

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