Le sardine sotto vuoto e i loro 10 (inutili) comandamenti

Le sardine sotto vuoto e i loro 10 (inutili) comandamenti
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Era tanto che lo aspettavo, e finalmente le sardine hanno enunciato il loro programma, con punti molto concreti, dall'economia alla salvezza del pianeta. Certo, bisogna saperli leggere, per questo ci sono io, e credetemi, è un decalogo della Madonna. Non la Madonna di Salvini, la Madonna delle sardine, comunque sia una Madonna.

Anzitutto «i numeri valgono più della propaganda», per carità, un po' un'arma a doppio taglio, perché se Salvini prende il trenta per cento e le sardine il tre, pace, contano i numeri. Questa affermazione magari andrebbe leggermente migliorata, ma chi sono io per dirlo? Una sardina? No, e dunque se l'hanno scritto avranno ragione loro, hanno studiato, cavolo.

Comunque «è possibile cambiare l'inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, creatività e ascolto». Tradotto in pratica: Troppe tasse? Ti vai a vedere un quadro di Raffaello. Disoccupato? Datti al bricolage. Tua suocera non smette di parlarti e la chiuderesti in cantina? Ascoltala.

Due punti del decalogo dicono la stessa cosa, ma importantissima. Tanto per cominciare «protagonista è la piazza, non gli organizzatori». Proprio così, la piazza. A differenza delle piazze dell'orrido Salvini, per esempio, che sono organizzate, le piazze delle belle sardine no. Una sardina esce per caso di casa e si ritrova in piazza con altre diecimila sardine, per caso, senza che nessuno gliel'abbia detto. Una figata. Hanno una specie di sesto senso, sono telepatiche.

Anche perché «la piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare». Basta stare a casa, con Netflix, Amazon che ti porta tutto ciò che vuoi, la Playstation, la televisione, YouTube, YouPorn, il divano, il riscaldamento. Bisogna trasferirsi tutti in piazza, è il mondo reale. Loro sono come Morpheus in Matrix. Quindi usciamo da casa, cioè da Matrix, e mangiamo in piazza, dormiamo in piazza, facciamo i bisogni in piazza, è bellissimo. Io le piazze le ho sempre odiate, di destra o di sinistra che siano, ma le sardine mi hanno fatto riflettere.

Anche perché «non siamo soli, ma parte di relazioni umane». Questa è una grande verità, devono avere studiato tantissimo per arrivarci, da Kant a Darwin a Freud ma soprattutto deve esserci lo zampino di Massimo Recalcati. Noi pensavamo di essere soli, invece ci sono le relazioni umane.

È da non sottovalutare neppure questo punto: «Siamo vulnerabili e accettiamo la commozione nello spettro delle emozioni possibili, nonché necessarie. Siamo empatici». Minchia. Sono empatici. E accettano la commozione. Si commuovono. Nello spettro delle emozioni possibili, ovviamente. Io non penso possano esserci arrivati da soli, almeno Paolo Crepet li avrà aiutati. Ma come si commuovono le sardine, e soprattutto dove?

Ma è ovvio, in piazza, dove se no? «Riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo ma rivoluzionario». Io penso che veramente questo movimento rivoluzionario delle sardine spaccherà tutto. Non sto scherzando, sono veramente commosso.

Mi viene da piangere, e non sono ancora uscito per andare in piazza, incrociare gli sguardi, sentirmi empatico, portarmi dietro un poster del Beato Angelico, e annullarmi, smettere di essere lo stronzo che sono, smettere di pensare troppo, e diventare anche io una sardina. Tanto prima o poi dovranno pur arrivare i delfini, almeno spero.

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