Bari e quella "periferia" simbolo di desertificazione industriale

Nell'ex "Lombardia del Sud", dove le industrie e il commercio hanno lasciato il posto a turismo ed agricoltura. E alla desertificazione economica

Bari e quella "periferia" simbolo di desertificazione industriale

Dell'aspetto ottocentesco di piazza Aldo Moro a Bari rimane molto poco, se non la stazione dei treni e la piccola stazione delle ferrovie Apulo Lucane. Il resto è stato raso al suolo negli anni del boom economico. Decine di ville e case fine ottocento sono state distrutte per far spazio al cemento armato e a una modernità che dopo poche decadi appare già effimera e degradata, facendo rimpiangere i vecchi immobili ottocenteschi (guarda la gallery).

Gli anni del boom

Questa zona è stata il vitale centro commerciale della capitale di quella che fino a pochi anni fa era chiamata la Lombardia del Sud. La Puglia per decenni è stata considerata come una delle regioni più industriali del Meridione. Bari non era semplicemente una città industriale, ma era anche famosa per il commercio e per essere una delle porte per il Mediterraneo dell'est e del sud.

Il declino industriale e commerciale

Potrebbe quindi sembrare una provocazione parlare della zona di piazza Aldo Moro, un tempo centralissima, come una zona periferica. Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato. Il commercio è crollato a tal punto che i negozi sul tratto di via Melo che termina nei pressi della piazza vengono venduti come posti macchina, a prezzi molto più bassi dei valori catastali. Mentre quelli su Piazza Aldo Moro sono in parte sfitti da anni o diventano bar o piccoli take away. L'Imu della zona è altissima a fronte di affitti estremamente bassi e una tassazione Irpef nazionale piuttosto alta. I negozi non sono quindi interessanti per chi vuole acquistarli come investimento. Gli unici che possono avere interesse all'acquisto oggi sono i negozianti stessi per risparmiare l'affitto. I commercianti però sono in crisi nera per la concorrenza della grande distribuzione e delle società che vendono online. Multinazionali che per altro riescono a pagare una tassazione irrisoria se paragonata a quella che pagano i commercianti. Se ha questo si aggiunge che i consumi in questi anni hanno risentito della crisi, si spiega perfettamente perché la piazza ha perso centralità. Anche gli uffici, un tempo molto presenti sono diminuiti. Anche in questo caso gli affitti bassi e l'Imu molto alta hanno portato alla messa in vendita di tantissimi uffici, saturando il mercato in anni di crisi economica.

Per altro anche i pochi immobili commerciali che vengono venduti o meglio svenduti, sono sempre sottoposti alla possibilità che l'Agenzia delle Entrate sospetti l'acquirente di evasione fiscale perché ha pagato troppo poco l'immobile visti i valori catastali, pre crisi immobiliari, assegnati dallo Stato per calcolare l'Imu. Spesso negozi di 35 metri quadri con annessi seminterrati possono essere venduti a sessanta\settanta mila euro a fronte dei 200 mila valutati dallo Stato. Una vera Caporetto. Inoltre il venditore è responsabile in solido con l'acquirente nei confronti dell'Agenzia delle Entrate. Ecco perché quasi tutti allegano agli atti notarili delle perizie giurate che attestano il crollo dei valori immobiliari.

La perdita di centralità

Un altro fattore che dimostra una certa perdita di centralità di Bari è la mancanza di una linea ferroviaria ad alta velocità che colleghi la città a Roma e Milano. La linea è prevista ma ci vorrà ancora moltissimo tempo per vederla finita e in funzione.

Inoltre l'ultima Freccia Argento parte dalla stazione alle 18.15, obbligando così chi si reca a Bari per lavoro e finisce dopo le cinque una riunione, a prendere un aereo o dormire in città.

Dalla piazza partono anche i treni per Matera delle Ferrovie Apulo lucane. L'infrastruttura oggi usata perlopiù dai pendolari dovrà sopportare un carico molto maggiore di persone nel 2019 quando Matera sarà Capitale a europea della Cultura.

Una periferia metaforica

Aldo Moro può essere utilizzata come simbolo della decadenza industriale e commerciale della ex Lombardia del Sud. La Puglia sembra aver puntato quasi tutto il suo sviluppo sul turismo e sull'agricoltura, ma i dati sembrano dimostrare che la regione, come il Meridione in generale, rischia la desertificazione economica se punta solo sul turismo e sull'agricoltura. Questi due settori, nonostante siano importantissimi, non riescono ad assorbire il lavoro perso nell'industria e nei servizi e le energie perdute per l'emigrazione verso altri paesi dell'Unione Europea, che è altissima. Il verso problema è che i baresi che vanno negli altri paesi europei non sono sostituiti da comunitari che emigrano a bari.

Ripresa a luci e ombre

Secondo il rapporto Svimez 2017 l'economia pugliese nel 2016 ha "molto frenato (+0,7%) rispetto al positivo andamento del 2015, perché è andata male l’agricoltura, che ha un peso notevole nell’economia regionale, e i servizi sono rimasti pressoché stazionari. Anche le costruzioni in Puglia sono cresciute poco, mentre l’industria, nonostante tutto, è in ripresa rispetto alla caduta dell’anno precedente".

Per fortuna sembra essersi attenuato il rischio "desertificazione" che il Svimez denunciava fino a pochi anni fa, ma la situazione rimane piuttosto problematica.

Molte fabbriche, uffici e negozi chiudono e pochi aprono, gli investimenti non turistici o abitativi, risultano poco remunerativi a fronte delle tasse e la regione non è più centrale per i trasporti ferroviari. Per fortuna sembra invece in ripresa la storica Fiera del Levante, che da otto decadi favorisce il commercio tra le due sponde del Mediterraneo e con l'Est Europa.

Pensare che tutta Bari e zone come piazza Aldo Moro possano vivere di turismo solamente è un'illusione. Bisogna tornare ad avere un pensiero industriale.

Il rischio sennò è che sia lecito pensare che piazza Aldo Moro sia una metaforica periferia, una zona ai confini lontani dell'Italia e dell'Europa. Quando invece potrebbe essere la porta dell'Europa verso il Medio Oriente, l'Asia e il Nord Africa. La prima meta dove andare in Europa per vedere una fiera e il primo porto da cui far transitare le merci.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica