Batteri killer, troppi morti. Italia prima in Europa

L'allarme dell'Oms: 700 mila morti per la resistenza ai farmaci creata dall'abuso di antibiotici

Batteri killer, troppi morti. Italia prima in Europa

Ogni anno 700mila persone in tutto il mondo muoiono a causa di infezioni resistenti agli antibiotici. Se non si interviene, i numeri sono destinati ad aumentare. Secondo le previsioni dell' Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nel 2050 il numero dei decessi da infezioni batterioresistenti potrebbe arrivare a dieci milioni.

Numeri preoccupanti, che si traducono in una minaccia per tutto il pianeta. Ma “l’ Italia è uno dei paesi più colpiti dal fenomeno dell’antibiotico resistenza” aveva spiegato a ilgiornale.it il professor Giovanni Rezza, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità. Per vedere uno spiraglio di luce dobbiamo tornare a leggere i dati. I numeri, infatti, segnalano anche una buona notizia. Nel 2018 infatti, si è riscontrato un lieve calo delle resistenze per ben otto germi responsabili delle più comuni infezioni ospedaliere. Si tratta di Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, P seudomonas aeruginosa, Acinetobacter, Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae. Questi virus sono presenti in infezioni che si possono contrarre, per la maggior parte dei casi, in ambiente ospedaliero. Colpiscono prevalentemente persone fragili, come gli anziani o pazienti che hanno già altre patologie concomitanti e quindi con difese immunitarie compromesse.

Gli ultimi casi, come quello del New Delhi, il batterio killer proveniente dall’India che ha colpito la Toscana negli ultimi mesi, hanno messo in guardia le strutture sanitarie che hanno iniziato a porre maggiore attenzione all’utilizzo degli antibiotici negli ospedali. A cambiare senso di marcia per cercare di sfangare la minaccia dei batteri letali è stata anche la veteriaria. Un’area da non sottovalutare per arrestare la marcia dei virus. Gli antibiotici, nel 70 per cento dei casi, vengono utilizzati negli allevamenti di bovini, di polli e perfino di pesci. Sia per combattere le infezioni che per incrementare la crescita degli animali stessi.

Per diminuire i rischi di arrivare ad avere profili clinici su cui gli antibiotici non fanno più nessun effetto però, è fondamentale anche l’uso che si fa di questi farmaci nelle proprie case. Negli ultimi anni infatti l’utilizzo spropositato di antibiotici ha contribuito ad aumentare la resistenza agli stessi. Da domani e fino a domenica è stata promossa, dall' Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la Settimana Mondiale della consapevolezza sull' uso degli antibiotici. Tutto per cercare di informare le persone di quanto sia importante assumere questo tipo di medicinali solo se strettamente necessario e non senza consultare un medico. Capita spesso infatti che quando si percepiscono i sintomi di una semplice influenza o di una febbre un po’ più acuta del solito con leggerezza si vada a ripescare nello scaffale delle medicine l’ultimo antibiotico prescritto dal medico, magari associando il proprio malessere alla stessa problematica già risolta in precedenza. In realtà è importante sottolineare che, ad esempio, l’ influenza è causata da virus: l' antibiotico combatte i batteri. Dunque non avere la certezza della propria patologia potrebbe portare non solo ad assumere farmaci che non risolverebbero il problema, ma bensì ad ingerire medicine che rischiano di causare dei danni.

Intanto però, la ricerca stà andando avanti per trovare soluzioni efficaci contro i batteri killer. Tanto che sono state evidenziate anche alcune alternative ai farmaci.

“Un esempio sono i fagi - ha spiegato al Corriere della Sera Massimo Galli, professore di malattie infettive all’università di Milano - si tratta di virus capaci di infettare i batteri e di distruggerli, come ha dimostrato in uno studio Mario Corbellino del mio gruppo”. L’intuizione proviene dell’India, più nello specifico dal fiume Gange. Quando nelle sue acque molto inquinate spuntano vibrioni del colera, si ha anche un aumento di fagi.

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