“Mio figlio lontano per 8 anni". L'ira di Sonia contro il sistema Bibbiano

Sonia Cecchinato è una delle mamme a cui hanno strappato i figli. Sono 24 le persone iscritte nel registro degli indagati

“Mio figlio lontano per 8 anni". L'ira di Sonia contro il sistema Bibbiano

Sonia Cecchinato, una delle mamme di Bibbiano a cui hanno tolto i figli, all’agenzia AdnKronos ha spiegato: "Ci hanno tolto nostro figlio il 18 luglio 2013, aveva due anni e mezzo. Per otto anni io e mio marito lo abbiamo potuto vedere in modalità protetta per un'ora ogni due mesi. Incontri sorvegliati, registrati, alla fine dei quali eravamo tenuti a congedarci dicendogli che mamma e papà dovevano salutarlo per andare a scuola, per imparare ad essere bravi genitori. Bibbiano ha scoperchiato un vaso di Pandora, ma gli affidi illeciti e le prepotenze di assistenti sociali senza scrupoli hanno origini ben più lontane nel tempo".

Otto anni senza il figlio

L'inchiesta Angeli e Demoni, sui presunti affidi illeciti, ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 24 persone. Oggi, giovedì 11 novembre, presso il tribunale di Reggio Emilia, il giudice Dario De Luca ha dovuto decidere in merito alle richieste di rito abbreviato per due degli indagati, lo psicoterapeuta Claudio Foti e l'assistente sociale Beatrice Benati, e pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio per gli altri 22 indagati. La Cecchinato, madre di un ragazzino ormai 11enne, ha detto chiaramente: "Voglio giustizia, esigo giustizia. Io e mio marito siamo sposati da 12 anni, abbiamo una casa, un lavoro, ci hanno tolto gli anni migliori di nostro figlio, quelli in cui ha imparato a conoscere il mondo, a leggere, a scrivere, il primo giorno di scuola, i dentini persi e quelli cresciuti. Nessuno ci restituirà questo, ma almeno le condanne potranno ricompensarci di parte della sofferenza".

La mamma ha poi tenuto a sottolineare che sono dovuti passare otto anni prima che arrivasse un decreto attraverso il quale il Tribunale, la scorsa settimana, disponesse in via immediata e urgente di aumentare gli incontri, farli diventare liberi e dare l'autorizzazione al rientro nella propria abitazione del figlio durante i fine settimana. "Non so nemmeno se Davide abbia fatto la comunione o meno, quando gliel'ho chiesto mi ha risposto 'ma perché, avrei dovuto farla?' e mi hanno accusato di avergli procurato un disagio. La nostra fortuna è di esser riusciti a mantenere sempre con lui un buon rapporto, ci chiama mamma e papà, è felice quando ci vede, gli facciamo i regali. Cinque figli ho avuto e cinque figli mi hanno tolto, per aver avuto una famiglia problematica e aver subito violenze dal mio patrigno: un giudice mi disse chiaramente che non avrei potuto fare la mamma con i traumi subiti e che avrei potuto trasmettere loro. Pago il prezzo delle mie sofferenze, pur avendo io una vita decorosa e normale" ha continuato la donna ricordando quanto subito in questi otto lunghi anni.

"Un sistema sbagliato e marcio"

Come lei stessa ha ammesso, per 25 anni ha lottato con i servizi sociali, ha sporto diverse denunce, è andata per avvocati. “Non è solo Bibbiano, assolutamente: anzi ringrazio sia scoppiata questa 'bomba’ nel 2019 che ha scoperchiato un vaso di Pandora. Oggi se ne parla, si può sperare nella giustizia. Voglio solo riprendermi il mio ultimo figlio. Con le tre più grandi, oggi maggiorenni, ho un rapporto bellissimo e mi hanno reso anche nonna, con l'altro figlio non ho mai recuperato il rapporto perché gli hanno raccontato di essere stato abbandonato. Da Parma a Bibbiano ho vissuto sulla mia pelle un sistema sbagliato e marcio. Io non ho paura, io continuo la mia battaglia per la verità, per riavere in casa il mio bambino, che non so dov'è, con chi è. Non l'ho mai saputo.

È un dramma, solo la voglia di riportarlo a casa mi permette di non crollare, ho vissuto un solo compleanno di Davide in otto anni, e solo perché il giorno dell'incontro coincideva con la ricorrenza. Voglio solo riavere mio figlio" si è infine sfogata la Cecchinato.

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