"Ricordo molto bene che prima che cominciassimo a suonare, è venuto verso di noi un uomo sui 50 anni, rivolgendosi a tutti noi con fare prepotente ha detto: 'Dovete suonare il Padrino'", a pronunciare queste parole è stato un componente della banda che nell'agosto del 2015 suonò al funerale del capo clan Vittorio Casamonica.
Queste dichiarazioni arrivano proprio oggi, in un giorno importante per la giustizia. Questa mattina, infatti, sono state arrestate 31 persone fra Roma e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza del clan dei Casamonica. Così, a quasi tre anni di distanza da quel funerale, questo è ciò che emerge dall'ordinanza per gli arresti nel maxi blitz contro il clan Casamonica messo a segno oggi dai carabinieri del comando provinciale di Roma. Il Procuratore capo della Dda di Roma, Michele Prestipino, però, ci ha tenuto precisare che le indagini sul clan sono proprio iniziate nell'estate del 2015. Ma andiamo ai fatti.
Due degli indagati nell'operazione di oggi, come emerge dall'ordinanza, portarono il feretro in spalla insieme ad altre due persone. Uno dei componenti della banda ha raccontato che avrebbero voluto suonare le marce funebri, ma un uomo gli si è avvicinato dicendogli che dovevano suonare il Padrino. I musicisti, pur affermando di non aver ricevuto minacce esplicite, hanno riferito di aver percepito il rischio di ripercussioni nel caso non avessero assecondato la richiesta. "Noi non abbiamo accolto questa richiesta - ha spiegato il musicista - dicendo che avremmo preferito le marce funebri ma lui ha risposto: 'Qui si fa come diciamo noi, dovete suonare il Padrino'. L'atteggiamento dell'uomo e la presenza di tanta altra gente della sua famiglia ci ha portato ad eseguire quanto richiesto".
Le dichiarazioni dei tre musicisti, secondo gli inquirenti, sono molto interessanti in quanto danno conto del "clima di intimidazione" nel quale la banda musicale aveva dovuto suonare peraltro senza percepire alcun compenso. Insomma, i musicisti, durante il "funerale show" di Vittorio Casamonica nella parrocchia di Don Bosco a Roma, sono stati costretti a suonare il Padrino. E la richiesta fatta alla banda musicale sarebbe arrivata da un uomo di età tra i 40 e i 50 anni di origine rom.
608px;">All'indomani del maxi blitz, la deposizione di uno dei tre musicisti, quindi, si fa molto interessante. A fare eco alle parole dell'artista, ci ha pensato anche un'altra delle musicista: "Non è stata esplicitata alcuna minaccia ma non ce n'era alcun bisogno, era evidente l'intenzione di quelle persone".
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