La bomba sporca del malcontento

Ci riprovano con tutte le armi, compresa quella più pericolosa: l'uso spregiudicato del malcontento sociale

La bomba sporca del malcontento

Ci riprovano con tutte le armi, compresa quella più pericolosa: l'uso spregiudicato del malcontento sociale. L'opposizione a un governo democratico, in carica da appena 47 giorni, si può fare anche ricorrendo alle maniere forti, con il continuo ricorso a quelle teste calde che, fisiologicamente ai margini del dibattito politico, assurgono a compagni di strada quando la sparano grossa all'indirizzo di Palazzo Chigi. Se il ministro della Difesa Guido Crosetto, esponente di punta di Fratelli d'Italia, si dichiara preoccupato per la propria incolumità fisica in un clima deteriorato, arriva puntuale la conferma dalla sinistra violenta.

Le dichiarazioni colte in piazza a Roma dalla trasmissione Quarta Repubblica di Nicola Porro sono più eloquenti di un'informativa della Digos. Un dimostrante teorizza serafico ai microfoni che la sopraffazione è di chi attacca il reddito di cittadinanza o permette il rincaro delle bollette. «La violenza sta lì. Poi se la violenza colpirà Crosetto, non mi strapperò i capelli». Questa è l'aria che tira in certe piazze italiane dove i professionisti della contestazione giocano a fare la Resistenza al premier Meloni e ai suoi ministri.

Lo spettro dell'autunno caldo, secondo improvvisati manuali di guerriglia, è lo strumento finale per sovvertire il voto legittimo del 25 settembre. Nei quartieri generali degli irriducibili - un impasto di sindacato di base, grillismo hard di ritorno e pulsioni anti Nato - sono già costretti a ragionare sul piano C, visto che per loro molte cose sono andate storte negli ultimi mesi. In estate erano convinti che l'internazionale antifascista potesse fare vincere Letta e Conte anche se non avevano i voti e la maggioranza degli italiani dalla loro parte. Tramortiti da una sconfitta indiscutibile, hanno provato a rincuorarsi vagheggiando l'implosione del centrodestra «disunito e pieno di contraddizioni».

Ma le settimane passano e la Meloni resta. Così l'onda di panico tra i barricadieri, terrorizzati all'idea che l'esecutivo si stabilizzi per durare cinque anni, suggerisce una delle più spregevoli tattiche di guerra sporca: l'avvelenamento dei pozzi. Anche nei salotti televisivi gli esponenti della sinistra di Palazzo cominciano a parlare apertamente di un «governo vigliacco» che depreda i poveri. È sempre labile il confine tra la polemica spinta e l'individuazione di bersagli da additare a una piazza tanto furente quanto poco trasversale, il monocolore rosso senza sfumature di bianco.

L'Italia repubblicana ha vissuto i suoi momenti più bui tra slogan truci e «servi dello Stato» da abbattere.

Certo, era un'altra epoca e oggi non siamo sicuramente alla vigilia di un'insurrezione popolare, evocata da pochissimi disperati e temuta da tutti. È però il momento di isolare gli estremisti prima che le piazze sfuggano di mano, anziché vezzeggiarli. I patti scellerati, la Storia insegna, fanno male anche a chi li sollecita.

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