“C’è un clan della comunità rom molto forte in combutta con la criminalità organizzata romana che in questo momento prevalica tutte le leggi e punta a comandare Roma”. A dirlo è Najo Adzovic, già delegato del sindaco Alemanno per i rapporti con la comunità rom. In una delle due baracche andate a fuoco stamattina nel campo nomadi di via di Salone, c’era suo figlio di 20 anni.
“Si è salvato per miracolo”, racconta Adzovic a ilGiornale.it. “Stamattina io, mia moglie e una delle mie figlie ci siamo alzati prestissimo, verso le 6.30, per accompagnare uno dei miei figli in ospedale”, dice ricostruendo la dinamica dei fatti con la voce rotta dall’emozione, “poi alle 7 ci è arrivata la telefonata: i container sono andati a fuoco”. Adzovic è ancora scosso. “Mio figlio è riuscito a scampare alle fiamme per miracolo”, ripete, “i container sono stati subito avvolti dal fuoco e si sono inceneriti in pochissimi minuti". Nel maxi insediamento alla periferia Est della Capitale assurto nuovamente agli onori della cronaca qualche giorno fa, dopo l’arresto di Mario Seferovic e Maikon Halilovic, i due ventenni bosniaci accusati di aver sequestrato e stuprato due adolescenti nel quartiere Collatino, si è sfiorata la tragedia. Poteva essere una “nuova Centocelle”.
"Si è trattato di una ritorsione", spiega Adzovic. “Ci sono delle persone colluse con la criminalità romana che stanno cercando di sottomettermi perché io li ho sempre combattuti e denunciati”, dice a ilGiornale.it. All’origine dell’incendio dei container dove abitava con la sua famiglia potrebbe esserci, infatti, la denuncia sulla presenza di attività criminali all’interno dei campi fatta qualche giorno fa dallo stesso Adzovic durante la trasmissione di Mediaset, Quinta Colonna, che potrebbe aver fatto scattare il blitz dei carabinieri dei giorni scorsi. Un blitz non gradito evidentemente a “quelli che comandano”, i quali non hanno esitato a vendicarsi.
Ma questa sarebbe solo l’ultima di una serie di minacce e intimidazioni. Ad ottobre la moglie e la figlia di Adzovic sono state accoltellate e derubate da un gruppo di quattro nomadi al mercato Anagnina. “Ci hanno minacciato e aggredito una decina di volte”, racconta l’uomo, “perché io ho sempre denunciato le loro attività illecite”. Tra queste, lo spaccio di sostanze stupefacenti, racket e pizzo, che viene chiesto agli stessi abitanti dei campi nomadi. “Sul clan”, assicura Adzovic, “sta indagando la Direzione Investigativa Antimafia”. “Per questo”, continua, “non posso fornire ulteriori dettagli sul nome dell'organizzazione”.
Ora l'uomo invoca l’intervento delle istituzioni capitoline. “Spero che l’amministrazione ci sia vicina e mi dia una mano a sistemare e proteggere almeno la mia famiglia”, è l’appello dell’ex delegato capitolino per i rapporti con i campi nomadi. “Oggi nei campi prevale la microcriminalità, è una giungla dove vale la legge del più forte”, spiega chiedendo che il Comune si costituisca parte civile nella vicenda. Sul posto sono intervenute stamattina le squadre dei Vigili del Fuoco del Comando di Roma e un’autobotte.
Grazie al
lavoro dei pompieri le fiamme sono state tempestivamente domate e l’incendio non si è propagato verso altre baracche. Sul caso sta indagando il Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale della Polizia Locale di Roma Capitale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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