Roma, arresti nel campo rom di Alessio il Sinto: sequestrati droga, auto e furgoni

Maxi blitz dei carabinieri nel campo rom di via di Salone, dove vivevano Mario Seferovic e Maikon Halilovic, i due rom accusati dello stupro di due ragazze quattordicenni al Collatino. Decine i fermi e i sequestri di sostanze stupefacenti, auto e furgoni

Roma, arresti nel campo rom di Alessio il Sinto: sequestrati droga, auto e furgoni

È scattato alle prime luci dell’alba il maxi blitz dei carabinieri nel campo nomadi di via di Salone. È qui, in questa immensa baraccopoli che molti non esitano a definire una vera e propria “terra di nessuno”, che vivevano Mario Seferovic e Maikon Halilovic, i due rom di origine bosniaca arrestati lo scorso 3 novembre con l’accusa di aver stuprato due ragazze in un boschetto nei pressi di via Collatina.

Sono duecento in tutto le persone controllate dai militari, venti delle quali sono state sottoposte a misure restrittive. Nel campo, nato nel 2006 per ospitare rom di nazionalità serba, romena e bosniaca, sono state sequestrate decine di dosi di droga. Due persone sono state arrestate per “detenzione ai fini di spaccio” di sostanze stupefacenti, mentre la posizione di cinque persone non censite all’interno della baraccopoli è al vaglio dei carabinieri per l’accusa di furto di energia elettrica con allacci abusivi. In totale 35 veicoli sono stati controllati. Di questi, cinque sono risultati sprovvisti di assicurazione e con i documenti non in regola e sono stati quindi sequestrati dai militari dell’Arma. Due delle dieci persone trovate prive di documenti di riconoscimento e condotte in caserma per l’identificazione, ora rischiano l’espulsione dal territorio nazionale.

I carabinieri hanno riscontrato inoltre alcune violazioni delle norme in materia ambientale per le quali è stato chiesto “il ripristino dello stato dei luoghi”. Da anni i residenti del quartiere denunciano la presenza di fumi tossici che si sprigionano dai roghi appiccati all’interno del campo e che invadono i quartieri limitrofi. A certificare la presenza di diossina nell’aria, causata dai continui incendi di rifiuti e scarti dell’attività di rovistaggio, è arrivato, qualche settimana fa, anche un documento dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio (Arpa). Così, dopo l’ultimo episodio di cronaca la tensione tra residenti e abitanti del campo è cresciuta ulteriormente.

Stamane, nei pressi dell’insediamento è apparso uno striscione contro gli abitanti del campo firmato dal Coordinamento d'Azione IV Municipio. "Basta roghi! Volete la guerra? Noi siamo pronti!”, si legge sul manifesto. "Siamo vittime di roghi, di violenze, di furti e ora anche di stupri”, si lamentano sulla pagina Facebook del comitato di quartiere, “siamo pronti a scendere per strada per riprenderci la libertà di respirare aria pulita e quella di camminare sereni in sicurezza, noi e i nostri figli". "Non daremo tregua all'illegalità e ai delinquenti da adesso in poi, non occupandosene le Istituzioni e non essendo dichiarato lo stato di emergenza, ce ne occuperemo noi", promettono i residenti tramite i social network.

I due nomadi bosniaci accusati di sequestro di persona e violenza sessuale in concorso per aver ammanettato ad una recinzione e poi violentato, lo scorso 10 maggio, due quattordicenni in un boschetto a metà strada tra il campo di via di

Salone e quello di via Salviati, ieri, durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli si sono rifiutati di rispondere alle domande del Gip. Entrambi si sono dichiarati innocenti tramite i rispettivi avvocati.

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