Da sola ha ucciso il suo bambino. Sarebbe questo il risultato della perizia presentata dalla Procura di Ragusa su Veronica Panarello durante il processo per l'omicidio del piccolo Loris. Per i periti della procura l'arma del delitto è una fascetta di plastica, "che lascia un segno continuo", l’arma utilizzata per strangolare il bambino. La donna invece ha accusato il suocero, Andrea Stival, di averlo strangolato con un cavo usb da computer. Secondo il medico legale Giuseppe Iuvara, che ha redatto la relazione tecnica, infatti, sul collo di Loris non sono stati rilevati i segni di un “incrocio”, una sorta di “croce di Sant’Andrea”, che l’utilizzo di un cavo avrebbe comportato".
Intanto l'accusa ha di fatto dichiarato in aula il movente del delitto: potrebbe essere "un legame emotivamente distorto, probabilmente di natura psicologica", spiega la psicologa Maria Costanzo, uno dei due consulenti nominati dall'avvocato Daniele Scrofani, parte civile nel processo a Veronica Panarello per conto del marito della donna, Davide Stival. "Veronica - spiega la psicologa - non era genitore per suo figlio, lui era un'amico".
L'altro consulente di parte, lo psichiatra Giuseppe Catalfo, sottolinea che "ci sono contraddizioni che non sussistono nel campo dello psicopatologia". Insomma, anche per i consulenti di parte, come per i periti, l'imputata "è in grado di intendere e volere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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