La Cassazione annulla condanna a imprenditore dopo 20 anni

L'odissea dell'imprenditore salernitano Angelo Mastrolia: "Vent'anni così inseguiti da un sospetto infondato si vivono male"

La Cassazione annulla condanna a imprenditore dopo 20 anni

Condannato per concorso in bancarotta fraudolenta, la Cassazione cancella – dopo vent’anni dall’inizio del procedimento – la sentenza a carico di un imprenditore salernitano che s’era sempre protestato completamente estraneo alle vicende che gli venivano imputate.

Angelo Mastrolia oggi presiede un gruppo agroalimentare che opera in parecchi Paesi del Mondo, prevalentemente in Italia e in Germania. Le aziende che gestisce fatturano circa 360 milioni di euro e solo Oltralpe detiene quasi il 20% del mercato della pasta. La vicenda che lo ha visto protagonista lo avrebbe visto condannare per un passivo di duemila euro.

Tutto comincia nella primavera del 1996 quando si accorda con un altro imprenditore campano per rilevare le quote di alcune società che avevano acquistato beni dalla società Bristol, che gestiva una struttura alberghiera in provincia di Salerno. Dalle analisi compiute insieme ai consulenti, non emerge quello che sarà al centro del procedimento: la Bristol Hotel, cioè la società da cui provenivano i beni, avrebbe garantito una grossa fidejussione, a favore di altra società facente capo al venditore per svariati miliardi delle vecchie lire. Si sospettò una presunta distrazione di beni ai danni dei creditori, un istituto di credito locale propose istanza di fallimento. Rigettata in primo grado, l'istanza fu poi accolta in appello. Al momento della proclamazione del fallimento, il passivo accertato della Bristol era pari a una cifra che non superava i duemila euro.

Dell’episodio si interessò anche la magistratura che intravide, per Mastrolia, l’ombra del concorso nella bancarotta fraudolenta del gruppo imprenditoriale da cui aveva acquistato quei beni. Secondo l'accusa, avrebbe aiutato chi gli aveva venduto le quote societarie a far "scomparire" beni e risorse del vecchio proprietario.

Si aprì un lungo procedimento, terminato con una condanna poi ribadita anche in appello. Che adesso, però, la Cassazione ha annullato riconoscendo all’imprenditore salernitano la totale estraneità a quelle manovre. “Quella ristrutturazione societaria – spiega Mastrolia – fu portata a termine alla fine del 1995. Io, a quell’epoca, non conoscevo nemmeno quella persona e, finalmente, la Cassazione l’ha riconosciuto. Insieme al fatto che, non essendoci passivo, non era ipotizzabile un rischio serio e concreto per i creditori della società”.

Il caso finì anche al centro di un’interpellanza parlamentare. Nel 2000, l’ex ministro Carlo Giovanardi portò in aula il singolare caso dell’imprenditore. Fece rumore il fatto che, a sostegno delle accuse, venissero portate le dichiarazioni di un nipote dell’imprenditore che aveva ceduto le società. Che però, di fatto, scagionavano completamente Mastrolia in quanto l’uomo ascoltato dagli inquirenti, che quando fece quelle dichiarazioni era detenuto, asserì che ogni manovra poco chiara, qualora ci fosse stata, andava addebitata allo zio e non a chi era subentrato, acquistando quote delle società.

“Scrissi a decine di parlamentari, ero disperato. Giovanardi, che all’epoca non conoscevo e non ho mai conosciuto, accolse il mio appello”. Adesso, a distanza di quasi vent'anni, gli ermellini hanno dato ragione all'imprenditore e hanno disposto la ripetizione del processo che si terrà davanti ai giudici della corte d'Appello di Napoli.

Per Mastrolia si tratta di una liberazione: “Vent’anni così si vivono male. Sono andato avanti reggendomi sulla mia determinazione e sulla voglia di fare impresa. Probabilmente, se non avessi dovuto combattere contro queste cose, sarei riuscito a fare più di quanto sia riuscito a fare fino a oggi.

Non è per niente facile lavorare mentre si è costantemente inseguiti da un sospetto infondato. Dare mille spiegazioni per diradare nebbie che non ci sono. La “tarantella” è durata vent’anni. La Cassazione, presidio di democrazia e di diritto, ha ristabilito la verità dei fatti”.

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