Charlie, l'ultima battaglia: "Fatelo morire a casa"

I genitori ancora in causa per portare il bimbo a morire a casa: deciderà il giudice. Il Bambin Gesù: "Fatto il possibile, ma siamo arrivati tardi"

Charlie, l'ultima battaglia: "Fatelo morire a casa"

La battaglia legale tra la famiglia Gard e il Great Ormond Street Hospital di Londra si è conclusa ieri con la resa dei genitori di Charlie Gard che hanno rinunciato a portare il piccolo negli Stati Uniti o a Roma perché fosse sottoposto a cure sperimentali.

Ma ne inizia oggi un'altra, quella per portare il bimbo - affetto da una rara e grave malattia degenerativa - a casa perché muoia nella sua culla. Secondo il Daily Mail, però, l'ospedale ha negato questa possibilità. La decisione sul dove staccare le macchine che tengono in vita Charlie è stata quindi nuovamente rimessa al giudice.

"Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per rispondere all'appello della famiglia e cercare di dare un'opportunità di cura al piccolo Charlie", hanno spiegato intanto i medici del Bambin Gesù di Roma che avevano dato la disponibilità ad accogliere Charlie, "Confermiamo che la terapia sperimentale con deossinucleotidi poteva essere un'opportunità per Charlie e potrà esserlo in futuro per tutti i malati rari con la stessa patologia o con patologie simili. Purtroppo alla luce della valutazione clinica congiunta effettuata sul posto dal nostro ricercatore e medico Enrico Silvio Bertini, insieme con il professore di neurologia della Columbia University Michio Hirano, è emersa l'impossibilità di avviare il piano terapeutico sperimentale, a causa delle condizioni gravemente compromesse del tessuto muscolare del piccolo Charlie".

"Abbiamo purtroppo constatato di essere arrivati forse troppo tardi. Ma abbiamo fatto tutto ciò che la mamma di Charlie ci aveva chiesto di fare", hanno aggiunto i sanitari, "Un risultato lo abbiamo raggiunto: la spina non è stata staccata senza avere prima risposto a una legittima richiesta di cura da parte dei genitori è verificato fino in fondo le condizioni del bambino. Un secondo risultato: un confronto congiunto internazionale approfondito sia sul piano scientifico che su quello clinico; un fatto straordinario, un caso emblematico per il futuro delle malattie rare.

Per la prima volta su un singolo paziente si è mossa la comunità scientifica internazionale. Questa è la vera eredità del caso Charlie: l'impegno a sviluppare concretamente un modello di medicina personalizzata".

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