Una chef "stupefacente" arrestata a Fiumicino

Fermata una giovane chef boliviana proveniente dal Brasile. Fra i “ferri del mestiere” della fantomatica cuoca sono spuntati chili di cocaina

Una chef "stupefacente" arrestata a Fiumicino

Una chef davvero stupefacente arrestata a Fiumicino. Pentole e padelle con doppiofondo per nascondere dodici chili di cocaina purissima. Non credevano ai loro occhi i finanzieri dell’aeroporto intercontinentale e gli uomini del servizio antifrode doganale quando, dopo aver fermato una giovane donna boliviana, A.S.E., proveniente da San Paolo, Brasile, fra i “ferri del mestiere” della fantomatica cuoca sono spuntati chili e chili di polvere bianca pronta per essere tagliata.

Al suo arrivo al Leonardo da Vinci la straniera aveva giustificato il singolare bagaglio con la necessità di utilizzare per la propria professione solamente oggetti di ottima qualità. Peccato che la batteria di pentole avesse un peso esageratamente elevato, tanto da insospettire le Fiamme Gialle. È bastato poco per scoprirne il motivo. Stessa provenienza, San Paolo, per un cittadino britannico, D.V.I., ma diverso il mezzo usato per trasportare cocaina. L’uomo, difatti, ha pensato “bene” di occultare la droga all’interno dei tacchi di una serie di scarpe da regalare a parenti residenti in Italia. Ben nascosti undici sacchetti di plastica con due chili di coca. In poche ore, insomma, 15 i chili di cocaina sequestrati. "Tagliata e immessa sul mercato - commentano i finanzieri - sarebbero diventati almeno 40 chili. L’eccezionale grado di purezza, dunque, avrebbe fruttato alle varie organizzazioni criminali oltre tre milioni di euro".

I due corrieri sono accusati di traffico internazionale di stupefacenti e trasferiti al carcere di Borgata Aurelia, Civitavecchia, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Disciolta nei parabrezza di auto, in bottiglie di rum, in stoffe da tagliare o in abiti già confezionati: infiniti i metodi usati dai cartelli sudamericani per distribuire droga in Europa. Secondo la Dda, la direzione distrettuale antimafia della capitale, i narcos sono alla ricerca continua non solo di nuovi metodi per sfuggire ai controlli ma anche di “cavalli” apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Come due legali, giovane praticante lui, tenace quanto accreditato difensore lei, che, tempo addietro, avevano sciolto nei borsoni e nei portadocumenti di pelle sette chili e mezzo di cocaina. "La sostanza stupefacente - spiegano i carabinieri di Ostia -, attraverso un procedimento chimico particolare viene resa allo stato liquido.

Successivamente viene occultata all’interno di oggetti che la possano veicolare senza destare sospetti. Una volta oltrepassata la frontiera, mediante un processo altrettanto laborioso, viene estratta e riportata allo stato solido per essere tagliata e immessa sul mercato".

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