Al posto di un anello riceve in dono due cinture esplosive. Succede anche questo nella polveriera mediorientale e all’Harmony del Califfato, capitolo dopo capitolo, s’aggiungono nuove storie. Come quella di Asia Ahmed Mohamed, 26 anni e gli occhi incorniciati dal niqab. Arrestata in Turchia e detenuta in Spagna, è partita nel 2014 dall’enclave spagnola di Ceuta per avventurarsi nei territori controllati dallo Stato islamico. Seguendo quel percorso che la unisce a migliaia di donne.
Le chiamano le “spose del Jihad” e si radicalizzano per amore di un’idea di Califfato che è spesso incarnata nella pelle d’un uomo. Anche Asia – come la “nostra” Maria Giulia Sergio – si è unita alle bandiere nere per seguire un terrorista marocchino: Mohamed Hamdouch. Prima di esser ucciso, nel 2015 in Siria, Mohamed si era fatto conoscere come “il tagliatore di teste”. E l’eco della sua brutalità era arrivata sin qui quando alcuni account del network jihadista avevano rilanciato la foto che lo ritraeva dopo aver preso parte ad un’esecuzione sommaria. Le stesse mani che grondano di sangue hanno consegnato ad Asia un sinistro pegno d’amore. Lo racconta lei, nel corso degli interrogatori ai quali è stata sottoposta negli ultimi giorni.
Arrestata a dicembre scorso dalle autorità turche e consegnata, martedì, a quelle spagnole la donna ha rivelato i dettagli del suo matrimonio con Mohamed. Durante la cerimonia, ha raccontato la donna agli inquirenti, il terrorista le consegnò due cinture esplosive. Simbolo di un’unione nata sotto il segno del Jihad. Asia in quel momento ha sposato una causa e la promessa di martirio che, chissà a quale latitudine, prima o poi avrebbe abbracciato.
Sembra assurdo, eppure, non lo è se si tiene conto “del contesto di estrema brutalità – evidenziato dal portavoce del Ministero degli Interni spagnolo – in cui la donna ha scelto volontariamente di vivere”.
Si chiude così il romanzo di Asia. Fermata mentre cercava di raggiungere l’Europa con il figlio avuto da Mohamed e affidata alla Guardia Civil, dovrà rimanere in cella perché “è considerata una minaccia per la sicurezza nazionale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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