I critici della maternità surrogata possono tirare un sospiro di sollievo o quasi: oggi è stata una giornata decisiva per comprendere la linea della Consulta in materia.
Alcuni degli atti esaminati erano relativi pure alla eventuale necessità di riconoscere lo status di figlio ad un bambino nato dalla surrogazione di maternità. Uno status giuridico che il minore in questione possiede già nella nazione in cui le persone che compongono un'unione civile si sono rivolti per la procreazione.
C'è, e questo è noto, un vuoto legislativo, sul quale le forze progressiste insistono da tempo. In Italia, però, le tecniche di procreazione medicalmente assistita eterologa sono vietate. E infatti la Consulta lo ha ribadito in premessa, ponendo un accento sul fatto che i diritti del bambino, sulla base delle circostanze giuridiche analizzate, non sono tutelate a sufficienza. Fermo, quindi, l'appello proveniente dalla Corte Costituzionale. Quello teso a far sì che sia il potere legislativo ad intervenire, colmando normativamente il "gap", che per non tutti è davvero esistente. C'è del resto chi vorrebbe che il divieto di eterologa non venisse rivisitato.
Possibile, quindi, una doppia lettura: c'è che interpreta la sentenza come un possibile invito all' accelerazione in materia e chi, invece, sembra propendere per pensare che la Consulta abbia voluto porre uno stop alla proliferazione di "nuovi diritti". In queste ore, si è discusso però anche di un secondo caso. Di sicuro c'è che la Corte ha anche rimarcato l'urgenza di un provvedimento teso a tutelare i diritti dei minori. La Corte di Strasburgo, per esempio, si è già espressa con favore sul riconoscimento e l'iscrizione dei bamabini nati con l'eterologa, ma in Italia il Parlamento non ha ancora preso una posizione effettiva.
Anche per la vicenda del ricorso del Tribunale di Padova che era teso a comprendere come garantire ad un bambino "un’identità che gli consenta di vedere riconosciuti e di poter azionare i suoi diritti nei confronti di chi si è assunto la responsabilità della procreazione" , la Corte ha dichiarato l'inammissibilità. In relazione a questa seconda vicenda, è bene ricordare la sostanza: si discute dell'assegnazione della tutela dopo una crisi avvenuta tra la madre legale e la cosiddetta madre intenzionale, così come ripercorso dall'Adnkronos. Niente da fare pure per questa seconda questione, dunque. Perché non c'è una legge quadro che possa consentire alla Corte di esprimersi. Adesso c'è attesa per il deposito delle motivazioni, che potrebbero fornire più di qualche indicazione. Tutto questo avviene mente un governo che si era dimostrato aperto nei confronti della promozione e dell'approvazione di leggi riguardanti "nuovi diritti" sembra ormai sull'uscio di Palazzo Chigi.
Se la Rete Lenford invita questo punto il legislatore a sanare il vuoto legislativo, il centrodestra, con il senatore leghista Simone Pillon in testa, si dice soddisfatto almeno per una pronuncia: "Benissimo la Corte Costituzionale - ha scritto il parlamentare della Lega su
Facebook - che oggi ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da una donna per ottenere il riconoscimento della maternità surrogata. I bambini non si comprano, e hanno diritto ad una mamma e un papà".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.