Conte avvocato di se stesso, non del popolo

Suona quasi beffarda per un aspirante statista la combinazione simultanea della crisi di governo con l'udienza penale sul caso Gregoretti, andata in scena a Palazzo Chigi mentre le delegazioni parlamentari sfilavano al Quirinale

Conte avvocato di se stesso, non del popolo

Suona quasi beffarda per un aspirante statista la combinazione simultanea della crisi di governo con l'udienza penale sul caso Gregoretti, andata in scena a Palazzo Chigi mentre le delegazioni parlamentari sfilavano al Quirinale al cospetto del capo dello Stato. In una repubblica giudiziaria, che vede da due anni e mezzo i grillini alla guida del Paese, può starci l'inciampo per Giuseppe Conte. Per carità, Salvini rischia il processo per la solita nave carica di immigrati fermata in un porto mentre il premier si limita a rivestire i comodi panni del testimone, visto peraltro con occhio di riguardo dallo stesso giudice che deve pronunciarsi sul rinvio a giudizio del leader leghista.

Il crepuscolo del secondo governo Conte, in bilico tra dissoluzione e rinascita sotto forma di un terzo esecutivo, contempla una trasformazione non solo politica ma anche giudiziaria. Del resto era stato lo stesso giurista pugliese, nel presentarsi all'opinione pubblica da perfetto sconosciuto, ad autoproclamarsi «avvocato del popolo». Quando abbia esercitato tale funzione non è dato sapere, anche perché nel successivo governo giallorosso con il Pd, il presidente del Consiglio ha più che altro indossato la toga da «avvocato del Palazzo», pronto a difendere un esecutivo scollegato dalla volontà dell'elettorato ma dotato di poteri mai visti. Durante il Covid, Conte è stato criticato per la sua propensione a guidare il Paese con editti, dpcm e comunicazioni notturne, roba da giunta militare.

E oggi, sempre a Palazzo Chigi, si è vista la vera rappresentazione di un ipotetico Conte ter, ovvero l'avvocato che passa in trenta mesi dal servizio del «popolo» a quello di se stesso. Emblematica la sua linea di difesa sul caso Gregoretti: rivendicare il suo ruolo apicale di primo ministro ma scaricare colpe e responsabilità sul suo ex vice Salvini. «Collaborativo e profondo» lo ha omaggiato davanti alle telecamere il gup di Catania Sarpietro, affascinato dalla brillantezza del testimone che ha escusso per riguardo nella sede di governo anziché nel tribunale siciliano.

Conte si sta giocando la partita della vita e non esita ad ammaliare quanti potrebbero spianargli la riconferma a capo dell'esecutivo, dai magistrati che lo ascoltano ai senatori

voltagabbana che potrebbero irrobustire un pochino la sua traballante maggioranza. Qui gli interessi del «popolo» vengono in secondo piano. Oggi l'avvocato non riceve: deve tutelare gli interessi del professor Giuseppe Conte.

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