I Papaboys protestano in maniera plateale per le "chiese chiude". Il coronavirus ha costretto alcune realtà istituzionali a prendere delle misure drastiche: il Duomo di Milano, per esempio, è divenuto inaccessibile per qualche tempo.
Le Messe in Lombardia risultano essere sospese. Il dibattito sulla distribuzione della comunione e sull'opportunità di scambiarsi il segno della pace è ancora aperto. Si tratta del resto di evitare contatti che possano portare a contagi. Non tutti, però, sono d'accordo con quanto messo in campo dalla Regione in accordo con le varie diocesi che hanno accolto ed assecondato i provvedimenti diramati. I Papaboys, che per qualche anno sembravano scomparsi dai radar, sono tornati protagonisti della vita pubblica italiana. E il gruppo di sostenitori del pontefice, dopo aver plaudito alla discesa in campo delle "sardine", sta chiedendo a gran voce la riapertura dei luoghi di culto. La protesta - fanno presente dall'associazione cattolica - riguarda come luoghi come ristoranti e pub risultino essere aperti, mentre le parrocchie siano chiuse. E questa, per tanti emisferi cattolici, sta diventando una differenza di trattamento quantomeno rivedibile.
Stando a quanto riportato dall'Adnkronos, i Papaboys hanno alzato il tiro, domandando pure ai fedeli di fare un gesto plateale: suonare ai citofono dei consacrati italiani. Il fine? Risvegliare il clero dal "sonno profondo della fede". Apporre i sigilli alle realtà parrocchiali, insomma, non è una disposizione condivisa da chi ritiene, al contrario, che in questi momenti concitati le preghiere debbano aumentare per numero ed intensità. Un po' come stanno facendo nel santuario di Oropa, dove viene recitata una sorta di preghiera speciale. L'elenco presentato dai Papaboys è esaustivo: " Supermercati aperti, pub aperti, discoteche e locali aperti e chiese chiuse?". Attenzione, poi, perché la riflessione assume quasi i contorni di una disamina escatologica: "Il sogno che il diavolo propone attraverso il grande inganno del Coronavirus, ha fregato molti Vescovi italiani!", hanno tuonato i fan di Jorge Mario Bergoglio, che incoraggiano il clero a tornare alle consuete attività pastorali. Ora i consacrati sarebbero stati "anestetizzati" dalla paura. L'appello contiene toni forti, dunque.
Mentre il numero di contagi aumenta, insomma, i Papaboys vorrebbero che almeno la Chiesa normalizzasse il suo atteggiamento nei confronti dell'emergenza. Ma non sarà facile. Nel caso di Torino, per esempio, i fedeli dovranno aspettare almeno altri due giorni: dal primo di marzo i sacerdoti dovrebbero iniziare a celebrare di nuovo.
Il trascorrere del tempo, però, è l'unico in grado di definire davvero cosa accadrà e quali eventuali ed ulteriori misure verranno adottare pure in ambito ecclesiastico. Nelle Marche, ancora, è tutto sospeso, ma fino al prossimo 4 di marzo. Persino il Papa, stamattina, per via di una "lieve indisposizione" però, ha evitato di recarsi in una Basilica romana.
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