Coronavirus, l'epidemiologo in Senato: "Al Nord uno tsunami improvviso"

Due ingressi indipendenti del virus in Italia: uno al Centro e uno al Nord. Rischioso un secondo lockdown

Coronavirus, l'epidemiologo in Senato: "Al Nord uno tsunami improvviso"

Del coronavirus sappiamo ancora poco e niente. Tanti i punti oscuri e le domande rimaste per il momento senza risposte certe. A cercare di ricostruire il percorso del Covid-19 in Italia è stato l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Come ha riportato il Corriere, durante un’audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato, Ciccozzi ha detto che “il virus sta perdendo potenza e sta continuando a mutare. Ma sta facendo mutazioni che a lui non sono più utili”. Quindi il coronavirus starebbe davvero mutando, come già affermato da altri esperti, e allo stesso tempo starebbe perdendo contagiosità e letalità. Il fatto che ci siano meno decessi e meno pazienti ricoverati in terapia intensiva, da una parte può essere certamente dovuto alle terapie messe a punto, ma dall’altra a un indebolimento del virus. Tanti i fattori ancora sconosciuti, proprio perché è nuovo. Ancora sconosciuti ad esempio i tempi della durata dell’immunità. Che certamente c’è. Secondo Ciccozzi esiste una buona probabilità che il Covid-19 girasse nel nostro Paese già a dicembre.

Coronavirus è entrato in Italia da due ingressi diversi

Per quanto riguarda l’Italia, il virus sarebbe entrato utilizzando due ingressi epidemici differenti, a circa una quindicina di giorni di distanza l’uno dall’altro. “Uno, con ceppi virali dalla Cina, attraverso l’Europa è arrivato al centro Italia. Successivamente un ceppo tedesco è andato a infettare la Lombardia e il Nord del Paese” ha spiegato l’epidemiologo. Il problema iniziale che ha confuso le carte è stato che si cercavano soggetti cinesi, tralasciando quelli europei. In questo modo il contagio si è sviluppato indisturbato.

L’ipotesi avanzata da Ciccozzi è che il centro-sud si sia in un certo senso salvato da una situazione ben più grave proprio grazie alla coppia cinese ricoverata allo Spallanzani di Roma che ha allertato in anticipo rispetto al Nord Italia le regioni del Centro-sud portandole a modificare i loro comportamenti. “La coppia è arrivata il 31 gennaio, mentre il primo caso a Codogno è avvenuto il 21 febbraio. Questo ha fatto sì che le persone fossero più preparate: vedendo il caso dei due cittadini cinesi hanno cominciato da sé a distanziarsi, ad avere le mascherine. Hanno cominciato in qualche modo ad elaborare quello che poi è stato fatto durante il lockdown”.

Il rischio di un secondo lockdown

Paolo Bonanni, epidemiologo e professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze, ha parlato invece del grave rischio della fase due e di un secondo lockdown. Secondo Bonanni il virus non sarebbe mutato poi così tanto e adesso non si devono abbandonare le cautele adottate fino a questo momento. Da una parte è vero che le persone contagiate sono calate, ma se si abbassa la guardia si rischia di tornare a far crescere gli infetti.

Bonanni ha poi spiegato: “il problema è che questo succederà tra 2-3 settimane o anche un mese: a quel punto un secondo lockdown sarebbe davvero doloroso. Di questo virus sappiamo con certezza due cose: la prima è che gli asintomatici sono molto numerosi e la seconda è che l’incubazione può durare molti giorni”.

Il professore è convinto che sia necessario creare una grande task force per tracciare tutti i contatti dei contagiati. Non affidandosi esclusivamente alle app. Se dovessero verificarsi piccoli focolai, secondo Bonanni si dovrebbe immediatamente provvedere a delle chiusure mirate.

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